Manuale di analisi narrativa biblica: un libro per scoprire la grande storia dell’incontro dell’uomo con Dio

Una raccolta di storie edificanti, e/o un prontuario di buone maniere, di norme a cui attenersi per sentirsi a posto con Dio e con il prossimo; o ancora, un’antologia di aneddoti curiosi sui primordi del genere umano e sugli antichi popoli del Vicino Oriente. Poiché il senso dell’ironia rientra certamente tra i Suoi attributi, dobbiamo presumere che l’Altissimo, decidendo di rivelarsi agli uomini, avesse già tenuto conto dei fraintendimenti e delle banalizzazioni a cui sarebbero andati incontro, nel corso del tempo, i testi della Bibbia. Costituisce un valido rimedio agli stereotipi a cui accennavamo e un incentivo a sfogliare finalmente un libro che – secondo le statistiche – è pure presente nell’82 per cento delle case italiane, il recente volume di Luciano Zappella Manuale di analisi narrativa biblica (Claudiana, pp. 247, € 19,00). Presidente del Centro Culturale Protestante di Bergamo e docente di Lettere al Liceo Falcone, Zappella spiega che queste sue pagine vorrebbero aiutare un lettore anche non specialista ad assaporare maggiormente quelle parti propriamente narrative che costituiscono, in effetti, più della metà dell’intera Bibbia: «Narrando un’esperienza – leggiamo nell’introduzione -, si sperimenta la narrazione. E che cos’è la Bibbia se non la grande narrazione di un’esperienza che diventa anche esperienza di una narrazione? Tale esperienza è l’incontro con una Alterità (Dio) che crea una alterità (il mondo e l’essere umano). Si può allora affermare che la Bibbia è la narrazione di Dio nella storia mediante delle storie. Se narrare significa trasmettere un’esperienza che si gioca nella storia, l’esperienza di Dio non può che dirsi in termini storici e narrativi». Questo Manuale di analisi narrativa biblica si rivolge innanzitutto a studenti delle facoltà di Teologia o degli istituti di Scienze religiose, ma tra gli scopi dichiarati vi è anche quello di spronare docenti e studenti delle scuole secondarie «a far uscire la Bibbia dalle sue barriere confessionali e a proporla, nella loro prassi didattica o nei loro percorsi di approfondimento, come testo fondamentale e fondante della letteratura mondiale». Su questo punto, è facile concordare con quanto scriveva, già nel 1989, il pur laicissimo Umberto Eco: «Perché i ragazzi devono sapere tutto degli dèi di Omero e pochissimo di Mosè? Perché debbono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei Cantici?» (anche se, volendo pensar male, non è poi così scontato che oggigiorno tutti quanti i liceali italiani conoscano decentemente l’Iliade, l’Odissea e Dante; ma, insomma, la questione evidenziata dal semiologo di Alessandria rimane aperta).

Nel suo Manuale (strutturato comunque per moduli indipendenti, di modo che i singoli capitoli possono essere letti autonomamente),  Zappella propone innanzitutto degli elementi minimi di «narratologia», come un kit di attrezzi utili ad accostarsi consapevolmente a qualsiasi racconto; l’idea guida è che i metodi e le acquisizioni teoriche di studiosi come Vladimir Propp o Roman Jacobson non si applichino solo al genere della fiaba o alla studio della fonetica, ma agli stessi testi biblici, permettendo di cogliere in essi nuovi significati e stratificazioni del discorso. Nei successivi tre capitoli del volume gli strumenti dell’indagine narratologica sono appunto utilizzati in riferimento alla Bibbia, sia all’Antico sia al Nuovo Testamento. Zappella dimostra concretamente che un approccio rigoroso alle Scritture ebraiche e cristiane non è affatto sinonimo di un arido biblicismo, di un mortifero esercizio di erudizione testuale: lo prova, per esempio, il bel paragrafo dedicato alla rappresentazione della parabola evangelica del buon samaritano (Luca, 10, 25-37) in un celebre quadro di Vincent Van Gogh (queste pagine del libro possono essere scaricate in formato PDF dal link a fondo pagina). Altri passaggi illuminanti sono dedicati al tema dell’«intertestualità» dei racconti biblici, ovvero alla fitta rete di rimandi reciproci che li caratterizza («La Bibbia – afferma Zappella – non è soltanto un lungo dialogo tra Dio e l’essere umano, ma anche un insieme di testi che dialogano tra loro»).

Infine, con un moto retrogrado, vorremmo ritornare alle pagine dell’introduzione di questo Manuale, per sottolineare un particolare apparentemente marginale, e tuttavia – a nostro avviso – simpatico. È noto come in passato, proprio riguardo alla Bibbia, tra i cristiani si siano scavate profonde divisioni, con un lungo strascico di censure e anatemi reciproci; ci pare invece significativo che Luciano Zappella, in apertura del suo libro, esprima un sentito ringraziamento a Yann Redalié, docente di Nuovo Testamento presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, ma soprattutto al gesuita Jean-Pierre Sonnet, ordinario di Esegesi alla Pontificia Università Gregoriana, «per avergli fatto assaporare le delizie della narrativa biblica».

Estratto – Van Gogh e la parabola del samaritano