Mia figlia va in vacanza con il fidanzato. Faccio timide obiezioni. Ho tutti contro. Sono l’unico pirla della situazione

Cara suor Chiara, mia figlia, 23 anni, è andata in vacanze con il fidanzato. Ho avanzato le mie obiezioni. Sono rimasto isolato. Anche mia moglie che, come me, va a messa tutte le domeniche, ha benedetto la cosa: “sono giovani…”. Su tutta la vicenda ha aleggiato il principio che trovo, in varie forme, dappertutto: così fan tutti. Sono rimasto solo, l’unico pirla della situazione. Non hai anche tu la sensazione che, oggi, soprattutto in alcuni settori della morale, se si vuole essere buoni cristiani si è automaticamente condannati a essere, appunto, dei pirla, dei “tagliati fuori”?. Oggi, dopo tre giorni di vacanza, mia figlia ci ha mandato un sms: “sono felicissima”. Te pareva. Anche mia moglie è felicissima. L’unico infelice è il pirla, io. Beppe. 

Se vogliamo essere fedeli ai valori in cui crediamo, lo scontro con la “mentalità mondana” è frontale, caro Beppe! La coerenza alle nostre opzioni fondamentali, costa parecchio!

“FANNO TUTTI COSÌ”

Ogni volta che siamo chiamati a compiere una scelta, sperimentiamo la fatica di essere fedeli a noi stessi: vorremmo essere leali ed onesti, ma senza fatica, con facilità e con audience; purtroppo questo non accade! Al contrario ci rendiamo ben presto conto che il prezzo da pagare è alto, a volte altissimo!

Allora ci arrabbiamo con noi stessi o con gli altri, oppure preferiamo scendere a compromessi, annacquare ideali, valori e fingere di non percepire che, nella nostra interiorità, prende corpo una sorta di disagio e di imbarazzo che invoca accoglienza e ascolto. Tentiamo, così, risposte-fuga dicendo a noi stessi: “Dov’è il problema?” Fanno tutti così!”; altre volte, invece, nascondiamo la nostra responsabilità dietro giudizi di condanna verso la mentalità odierna, che… “non è come quella di una volta!”, oppure diventiamo duri verso noi stessi, schiavi di sterili e inutili scrupoli.

IL MARTIRIO DELL’ESCLUSIONE E IL SARCASMO DEL MONDO

Simili soluzioni, però, ci impediscono di fare chiarezza dentro di noi, osando scelte significative, profetiche, contro corrente. La mondanità anestetizza il cuore e la mente, ottenebrando consapevolezza e lucidità; a lungo andare rende incapaci di riflettere sulle proprie scelte: “Perché ho detto Sì? Perché ho preso questa decisione?” oppure “Perché ho detto No? Ho paura?”.

Per essere fedeli al vangelo è necessario essere molto coraggiosi e possedere almeno una piccola dose di libertà interiore, quella sufficiente per sostenere in pace “infirmitate et tribulatione” (san Francesco d’Assisi). Pensiamo ai martiri dei nostri tempi, a tutti i perseguitati a causa della fede, della giustizia, della pace ecc.; se vuole vivere la sua fede e rendere testimonianza al vangelo nella quotidianità della sua vita, il cristiano dei nostri giorni è chiamato ad affrontare il “martirio” dell’esclusione, della calunnia, del disprezzo, dell’ironia, ecc. Lo spirito del mondo, che è quello del divisore, insorge dinanzi alla scelte coerenti, radicali e coraggiose di molti nostri fratelli e, in forme subdole di scherno e di sarcasmo, fa’ sperimentare, sulla loro pelle, tutta la sua violenza! Ma… non ha fatto così anche con il Crocifisso?

I PACIFICI CONSERVANO LA PACE. PAROLA DI FRANCESCO. QUELLO DI ASSISI

Attenzione, però! La nostra fede non ci condanna ad una vita fatta di persecuzioni o tribolazioni di ogni genere, al contrario, ci apre alla vita, ci sbalza nel mondo, donandoci la grazia di accettare con pace anche le incomprensioni più dolorose e faticose e di essere, nel nome del Signore, lievito buono che fa fermentare tutta la pasta. Il santo di Assisi scrive: “Il servo di Dio non può conoscere quanta pazienza e umiltà abbia in sé finché gli si dà soddisfazione. Quando invece verrà il tempo in cui quelli che gli dovrebbero dare soddisfazione gli si mettono contro, quanta pazienza e umiltà ha in questo caso, tanta ne ha e non più”. E ancora: “Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo”.

Mantenendosi libero anche dalle proprie convinzioni, come da se stesso, il discepolo porrà attenzione di non indurire il suo cuore, giudicando i fratelli senza pietà, turbandosi e adirandosi per il loro peccato o le loro incongruenze. Francesco d’Assisi ci incoraggia: “Quel servo di Dio che non si adira né si turba per alcunché, davvero vive senza nulla di proprio. Ed egli è beato perché, rendendo a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, non gli rimane nulla per sé”.