La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato quest’anno ha un significato particolare, coincide infatti con il Giubileo del Migrante, che si celebra domenica 17 gennaio. Il tema è «Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della Misericordia». Il messaggio del Papa è necessariamente segnato dall’attualità. La Chiesa italiana, con Caritas e Migrantes capofila, s’inserisce nel dibattito in corso chiedendo l’abolizione del reato di clandestinità. Il concetto è stato ribadito da mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “Una condizione di vita non può essere un reato”. La risposta all’appello del Papa è stata forte: sono state accolte 27mila persone nelle strutture ecclesiali italiane. Nel 2015 sono sbarcati in Italia 153mila profughi; oggi nelle strutture italiane ne sono accolti 103.792, quindi circa 50mila hanno continuato il viaggio verso il Nord Europa. La Lombardia ha il più alto numero di persone accolte nei centri di prima accoglienza (12.499). Le richieste d’asilo sono aumentate del 40% rispetto al 2014. A Bergamo le occasioni di approfondimento proposte in occasione della Gmmr vanno nella direzione della creazione di un tessuto, in un incontro di culture che sappia andare oltre l’emergenza per costruire relazioni durature. Vi proponiamo il commento al messaggio del Papa di don Massimo Rizzi, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale dei migranti.
OLTRE L’EMERGENZA: UNA COMUNITA’ CAPACE DI CREARE LEGAMI
Non è forse desiderio di ciascuno quello di migliorare le proprie condizioni di vita e ottenere un onesto e legittimo benessere da condividere con i propri cari?
Come fare in modo che l’integrazione diventi vicendevole arricchimento, apra positivi percorsi alle comunità e prevenga il rischio della discriminazione, del razzismo, del nazionalismo estremo o della xenofobia?
Sono queste alcune delle domande che emergono nel messaggio che il Santo Padre Francesco ha diffuso per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2016 che la Chiesa universale celebrerà il prossimo 17 gennaio 2016 e che la Diocesi di Bergamo vivrà con la Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Francesco Beschi e con altri eventi nel Vicariato di Capriate – Chignolo – Terno.
“Migranti e rifugiati ci interpellano” è infatti la prima parte del titolo del messaggio e quindi della GMMR16, frutto della constatazione che “i flussi migratori sono ormai una realtà strutturale e la prima questione che si impone riguarda il superamento della fase di emergenza per dare spazio a programmi che tengano conto delle cause delle migrazioni, dei cambiamenti che si producono e delle conseguenze che imprimono nuovi volti alle società e ai popoli”.
Anche la terra di Bergamo vive la nuova fase di emergenza, accoglienza e inserimento dei cittadini immigrati richiedenti protezione internazionale: poco più di un migliaio quelli che in questi giorni sono accolti nelle strutture messe a disposizione anche dalla diocesi e da alcune parrocchie. È necessario tuttavia ribadire il fatto che la novità non consiste nel flusso straordinario di immigrati concentrato in uno spazio temporale e geografico definito, cosa che l’Italia ha vissuto a varie fasi negli scorsi anni, ma essa consiste nell’applicazione della normativa vigente che determina la presa in carico da parte dello Stato. Normative che Papa Francesco auspica che siano “chiare e praticabili, che regolino l’accoglienza e prevedano itinerari di integrazione a breve e a lungo termine, con attenzione ai diritti e ai doveri di tutti”.
Contemporaneamente emerge il nuovo volto della società bergamasca, connotata sempre più da dimensioni multiculturali, multilinguistiche e multireligiose anche grazie alla presenza stimata (secondo i dati ISTAT aggiornato al 31/12/2014) di 127.809 cittadini stranieri (pari all’11,5% del totale della popolazione: 1.108.853) iscrittisi negli Uffici Anagrafe dei 242 comuni della provincia di Bergamo nell’arco degli ultimi 30 anni circa.
30 anni, una generazione, dunque. Come emerge nelle scuole e anche negli oratori, sempre più frequentati da ragazzi figli di migranti: luoghi in cui si è sempre a più a confronto con una alterità incarnata da persone concrete.
Anche tale presenza, quella dei minori stranieri (figli di migranti, G2, e altro ancora… non abbiamo ancora imparato a dare un nome corretto al fenomeno), interpella: quali i modi della partecipazione dei ragazzi di origine immigrata alla vita dell’oratorio? Quale rapporto dei ragazzi (e delle loro famiglie) con le proposte pastorali che vengono loro indirizzate? Quali possibili attenzioni e/o innovazioni che la pastorale giovanile potrebbe assumere anche in riferimento alle diverse esigenze/età dei ragazzi (e in particolare degli adolescenti)? Quali modalità per rispondere ai bisogni emergenti? Sono domande che emergono da parte di chi ha provato ad accostarsi al fenomeno per poter rimettere in questione la nostra pastorale.
La messa a fuoco di queste domande e la ricerca di risposte utili saranno al centro del convegno collegato alla GMMR che l’Ufficio per la pastorale dei migranti e UPEE (Ufficio pastorale età evolutiva) promuoveranno sabato 16 gennaio a Terno d’Isola, nella speranza di aprire prospettive di senso e operative sia sull’urgenza di contribuire alla creazione della città del futuro, sia di “soccorso” nei confronti di quelle realtà oratoriali in “crisi di identità”.
Quello dell’identità è un tema delicato anche per Papa Francesco: “in questo momento della storia dell’umanità, fortemente segnato dalle migrazioni, quella dell’identità non è una questione di secondaria importanza. Chi emigra, infatti, è costretto a modificare taluni aspetti che definiscono la propria persona e, anche se non lo vuole, forza al cambiamento anche chi lo accoglie. Come vivere queste mutazioni, affinché non diventino ostacolo all’autentico sviluppo, ma siano opportunità per un’autentica crescita umana, sociale e spirituale, rispettando e promuovendo quei valori che rendono l’uomo sempre più uomo nel giusto rapporto con Dio, con gli altri e con il creato?”
Alle “comunità parrocchiali che vedono minacciata la tranquillità tradizionale”, ispirandosi a quanto ricordato nella bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia (nel quale questa GMMR16 si immerge): “ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre” (Misericordiae Vultus, 3), Papa Francesco indica, nella seconda parte del titolo, che “la risposta del Vangelo è la misericordia”.
Illuminati dalla rivelazione biblica che “incoraggia l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifestano i tratti di Gesù Cristo”, la misericordia è quella che “suscita sentimenti di gioiosa gratitudine”, “alimenta e irrobustisce la solidarietà verso il prossimo come esigenza di risposte all’amore gratuito di Dio”, ci fa “responsabili del proprio vicino” e “custodi dei nostri fratelli e sorelle, ovunque essi vivano”, coltiva la “cultura dell’incontro”, fatta di “cura dei buoni contatti personali”, di “capacità di superare pregiudizi e paure”, di “disponibilità non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri”.
Sono questi temi che per la Chiesa di Bergamo risuonano come un’amplificazione dell’impegno pastorale di donne e uomini capaci di carità evocato dal Vescovo Francesco nella sua lettera pastorale 2015-2016 e di cui è possibile trovare traccia nell’icona del buon Samaritano…
È proprio in questo abbraccio che sembra quello di una intimità costruita negli anni che convergono i messaggi del nostro Vescovo e quello di Papa Francesco: “il gesto rivelatore della tenerezza di cuore è l’abbraccio che accoglie e raccoglie tutto di una persona. È l’abbraccio di Dio che diventa liberante e risuscita in noi la possibilità di una vita contrassegnata fondamentalmente dall’amore”. (Vescovo Francesco, lettera pastorale 2015-2016). “L’amore di Dio, infatti, intende raggiungere tutti e ciascuno, trasformando coloro che accolgono l’abbraccio del Padre in altrettante braccia che si aprono e si stringono perché chiunque sappia di essere amato come figlio e si senta “a casa” nell’unica famiglia umana”. (Papa Francesco, Messaggio per la GMMR16).
A questa conversione associamo anche il nostro augurio perché la GMMR16 sia occasione per far crescere una comunità cristiana bergamasca misericordiosa, capace di farsi prossima e abbracciare.
IL PROGRAMMA
La giornata del Migrante e del rifugiato porta con sé come ogni anno un programma molto nutrito che non è soltanto un’occasione di riflessione, ma il frutto di un percorso realizzato nelle comunità del territorio e un punto di partenza per nuove azioni di integrazione. Oggi, giovedì 14 gennaio, all’oratorio di Villa d’Adda ci sarà un incontro per presentare esperienze positive di integrazione. Intervengono Lucia Braschi, Sara Bertolo e don Dario Crotti (comunità Casa del Giovane e Caritas di Pavia). A Bonate Sotto, in contemporanea (ore 20,45) si potranno ascoltare le testimonianze di padre Agostino Rota Martir e don Claudio Visconti. Venerdì 15 gennaio a Chignolo d’Isola, ore 20,45, è in programma «C’è un corto per…L’integrazione» serata di cortometraggi che raccontano l’integrazione, commentata dalle realtà attive in ambito multiculturale. Il 16 gennaio il convegno su Oratori e integrazione che presentiamo in altra parte del nostro dossier. Domenica 17, per la giornata del migrante, l’appuntamento è alle 15 in oratorio con «Approssimiamoci». Le realtà attive in ambito multiculturale si incontrano per una merenda per tutti i gusti. Alle 18 nella chiesa parrocchiale Messa presieduta dal vescovo Francesco Beschi. Alle 19,30 in oratorio incontro giovani vicariale con Happy hour e confronto quiz con i giovani degli Oratori. Venerdì 22 gennaio alle 20,45 all’oratorio di Bottanuco «Simposio ecumenico» in occasione della setitmana di preghiera per l’unità dei cristiani e infine il 24 gennaio all’oratorio di Madone «Non sposate le mie figlie», un film di Philippe de Chauveron (qui trovate la nostra recensione).