Partecipo a una prima comunione. I bambini mi commuovono. Forse è ancora possibile essere bambini

Ho partecipato alla prima comunione di un mio nipotino. Ci siamo tutti inteneriti e commossi. Pensi che sia ancora possibile oggi parlare di bambino nel senso evangelico del termine? O è un sogno proibito? Angelo

Non solo è possibile, caro Angelo, ma è necessario e urgente affinché quegli atteggiamenti positivi propri dei bambini quali lo stupore, la naturalezza, la semplicità, la grande voglia di vivere, di essere amati e di amare, ecc. e che spesse volte confiniamo al di fuori delle frontiere del cuore, tornino a rendere bella la nostra vita e quella di coloro che ci vivono accanto.

IL BAMBINO DEVE CRESCERE. L’ADULTO DEVE TORNARE BAMBINO

Un bimbo, per sua natura, è però anche un ricettacolo di egoismo e di narcisismo, bisognoso di crescere e di maturare lentamente in un clima sereno e fiducioso per imparare ad uscire da sé e dai suoi bisogni e donarsi agli altri, intessendo con tutti relazioni sane e buone. Se questo non avviene, il processo di crescita è seriamente compromesso. Di fronte ad adulti ripiegati su se stessi, sui propri bisogni e autocentrati sul proprio io considerato, sovente, “il centro” del mondo, è facile esclamare: “È ancora un bambino, deve crescere e maturare”.
Eppure, Gesù addita proprio il bambino a modello del discepolo: “Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: ‘In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me’”. (Mt 18, 2-5). Il gesto, da parte di Gesù, di porre proprio un bimbo al centro dell’attenzione dei suoi contemporanei è profetico e provocatorio: nella società giudaica, infatti, i bambini non avevano nessun diritto e non godevano di nessuna considerazione! Gesù opera, perciò, un vero e proprio capovolgimento, poiché indica, nella debolezza e nella fragilità, la via per accedere al Regno dei cieli. Che cambio di prospettiva! Non si tratta, infatti, di rimanere bambini, ma di ritornare bambini, riappropriandoci di ciò che di più bello e grande essi possono regalare a noi adulti.
Ma, le parole del Maestro non sono certo un elogio all’immaturità e all’infantilismo, ma un invito a riappropriarci di quelle virtù tipiche dei bimbi, lasciando che siano proprio queste a qualificare le nostre relazioni con Dio e con i fratelli, così che diveniamo adulti capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di affidamento a Lui e ai fratelli.

“SONO TRANQUILLO E SERENO COME UN BIMBO SVEZZATO IN BRACCIO A SUA MADRE”

La mentalità del nostro tempo, ahimè, esalta la forza, l’arroganza, la superiorità, l’apparenza, la ricchezza, il sapere saccente e orgoglioso, ecc. e li propone a modello di una vita realizzata: l’inganno è subdolo, ma reale e pericoloso! Solo chi ha la consapevolezza di essere profondamente bisognoso, debole e fragile, può entrare in relazione con Dio e con i propri fratelli, sperimentando la bellezza di sentirsi amato e di amare. Chi più di un bimbo possiede tale “consapevolezza”?
Il nostro cammino di fede e di relazione con il Signore ha, perciò, molto da imparare dal bambino; ce lo ricorda il salmo 130, quando canta: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”. Se imparassimo veramente a percepire la nostra esistenza, con le sue gioie e i suoi travagli, come quella di un bimbo nelle mani di Dio, saremmo più felici, anche se realmente provati dalla vita.
La tradizione spirituale ci regala alcuni esempi di santità, tra i quali spicca santa Teresa di Lisieux, incentrata sull’infanzia spirituale quale atteggiamento di fondo per vivere la propria vita cristiana, all’insegna dell’abbandono nelle mani del Padre.

RINASCERE

Quanto il Signore ci consegna necessità, perciò, di una vera e propria conversione personale, che ha le caratteristiche di una vera e propria rinascita secondo quanto il Maestro affida a Nicodemo: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: ‘Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?’ Rispose Gesù: ‘In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Di'” (Gv 3, 3-8).