Gli oleoliti, questi sconosciuti: estratti profumati di erbe e fiori, si usano per massaggi, impacchi e creme

Avete mai sentito parlare di oleoliti? Il nome forse fa pensare a tempi passati e a rimedi della nonna, quando la medicina popolare e la cosmetica erano affidate al potere di piante e fiori e custoditi nelle mani sagge delle donne del paese, che sapevano trarre dai prati che le circondavano quanti più insegnamenti possibili. Eppure, complice forse la maggiore attenzione a stili di vita sani e sostenibili, le pratiche erboristiche stanno tornando ad affascinare. Gli oleoliti sono estratti di piante medicinali e aromatiche ottenuti tramite l’azione di un opportuno grasso vegetale: in altre parole dei macerati oleosi di parti di fiori o erbe, che si possono facilmente realizzare anche in casa e utilizzare poi per la cura del corpo o come base per la preparazione di unguenti o creme.

È importante sottolineare che gli oleoliti sono altra cosa rispetto agli oli essenziali: se i primi, infatti, richiedono soltanto una certa cura nella scelta degli ingredienti base e un po’ di pazienza, i secondi sono ricavati tramite estrazione  con solventi o estrazione in corrente di vapore e rappresentano il prodotto più concentrato. Meglio prenderli in erboristeria e concentrare i tentativi casalinghi sugli oleoliti, che si possono utilizzare per massaggi, impacchi e cura della pelle e dei capelli. Tra i più noti ci sono l’oleolito di lavanda, di camomilla, di rosmarino, di calendula, di achillea e di iperico… Sono tutti ottenuti da piante abbastanza comuni e facilmente reperibili, in giardino o in negozio. Ma andiamo per ordine!

Quali oli usare? L’olio extravergine di oliva è ottimo perché garantisce una migliore conservazione del prodotto, ma ha una consistenza molto vischiosa che lo rende un po’ scomodo da spalmare sulla pelle. Meglio quindi usare oli più leggeri (come quello di girasole o di riso) e meno raffinati possibile: lasciamo perdere gli oli di mandorle o di jojoba, che si potranno semmai aggiungere in seguito, a macerazione avvenuta! L’importante è comunque scegliere come base degli oli di qualità, meglio se biologici.

Pianta secca o fresca? Il mio consiglio è realizzare gli oleoliti usando le erbe secche: le piante fresche, infatti, contengono delle componenti di acqua che rischiano di compromettere la qualità dell’oleolito, facendolo irrancidire. Per alcuni oleoliti è però necessario usare la pianta fresca, come nel caso di melissa, iperico o arnica. In tal caso, è meglio usare la preparazione a calore solare.

Che tipo di macerazione? Gli oleoliti si possono preparare a freddo, sfruttando il calore solare oppure a bagnomaria. La preparazione a bagnomaria è la più veloce ma anche la più aggressiva, in quanto il rischio di alterare le proprietà della pianta è alto. La macerazione a calore solare prevede che la pianta e l’olio vengano messi a macerare per circa 15/20 giorni al sole, in un contenitore di vetro scuro (si può avvolgerlo nella carta stagnola) che viene coperto da una garza durante il giorno per far evaporare l’acqua e chiuso ermeticamente di notte. Tuttavia, soprattutto per chi è alle prima armi, il procedimento a freddo garantisce una migliore riuscita, pur richiedendo un po’ più di pazienza.

Quali proprietà hanno gli oleoliti? Le proprietà variano a seconda di quelle della pianta messa a macerare. L’oleolito di lavanda ad esempio è lenitivo, è utile contro irritazioni della pelle e punture di insetti ed essendo molto delicato è ottimo anche per la pelle dei bambini. Quello di camomilla ha proprietà lenitive e può essere usato come impacco schiarente sui capelli, mentre quello di elicriso si utilizza in caso di dermatiti o psoriasi. L’oleolito di calendula è anti-arrossamento e funziona molto bene come doposole, quello di edera è usato nei massaggi linfodrenanti contro la cellulite. Sia quello di iperico che quello di achillea hanno proprietà cicatrizzanti e regolarizzanti per la pelle, e l’oleolito al rosmarino funziona come tonificante e agisce contro le contratture muscolari.

Quanto si conservano? Gli oleoliti si possono conservare in luogo scuro e fresco per circa un anno. Ovviamente, trattandosi di un prodotto naturale, dopo qualche mese è bene annusare il preparato per verificare che non sia irrancidito.

OLEOLITO DI LAVANDA, preparazione a freddo 

L’oleolito di lavanda è facile da preparare e dà molte soddisfazioni, perché si può usare su qualsiasi tipo di pelle, la pianta è facile da reperire ed ha un profumo delicato e buonissimo.

Materiali: un barattolo di vetro scuro col tappo (vanno benissimo anche le bottigliette blu dei succhi di frutta!), lavanda essiccata, olio di semi di girasole biologico, garze e un colino.

Quantità: si va a occhio! Solitamente si considera una quantità di olio doppia rispetto a quella della pianta, calcolando di lasciare nel barattolo un paio di dita di spazio vuoto.

Preparazione: si versano i fiorellini nel barattolo e li si ricopre con l’olio. Una volta chiuso ermeticamente il barattolo, lo si ripone in un luogo buio e secco per circa 30 giorni: l’unica accortezza è ricordarsi di scuotere un poco il barattolo almeno una volta al giorno, affinché le proprietà della pianta siano estratte per bene dall’olio. Trascorsi i 30 giorni si può filtrare l’olio usando una garza riposta su un colino: mi raccomando, premete bene il composto per etrarre tutto l’olio! L’ideale sarebbe filtrarlo due volte, per eliminare tutte le impurità e ottenere un composto puro e limpido.

Et voilà! Avete pronto il vostro oleolito alla lavanda!