Non si perde mai tempo quando si ama. La lezione di una bambina in lacrime

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È quasi terminato il momento dell’accoglienza e, uno alla volta, i gruppi di bambini lasciano il salone e si apprestano a raggiungere la loro aula. Quattro classi sono al primo piano, è necessario pertanto imboccare la scala.

Come ogni giorno, se in quel momento non arriva nessun altro bambino, mi avvicino alla porta che da accesso alla scala e auguro a tutti una buona giornata. Al passaggio del secondo gruppo noto una certa agitazione tra i bambini e, in fondo alla fila, Beatrice che piange. 

È una bambina dell’ultimo anno e tra pochi mesi frequenterà la scuola primaria ed è la prima volta che la vedo piangere. Mi è spontaneo avvicinarmi e chiederle cosa è successo. “Mi è caduto l’orecchino e non trovo più la perlina!” – riesce a mala pena a dirmi tra le lacrime mentre, obbligata a seguire il suo compagno che la tiene per mano, scompare al mio sguardo.

L’insegnante, intanto, mi spiega che hanno già provato a cercarla ma invano… Continuo a sentire i singhiozzi di Beatrice e qualche frase dell’insegnante che, volendo sdrammatizzare minimizza l’accaduto.

Le lacrime di Beatrice e le ragioni del cuore 

Mentre ritorno nell’atrio, cerco di mettermi nei panni di Beatrice e avverto la legittimità di quel pianto: forse dietro quell’orecchino c’è un legame affettivo, la figura di una persona cara che l’ha regalato… Ricordo che quando ero bambina i miei primi orecchini furono regalati dalla nonna materna. Sarà così anche per lei?

Intanto, dopo aver verificato che anche gli ultimi bambini siano entrati, raccolgo alcuni documenti da consegnare alla coordinatrice e mi accingo a lasciare l’ambiente scolastico. Nella mente ho ancora le lacrime di Beatrice e mi viene il pensiero di tornare in salone, dove già lei e i suoi compagni hanno cercato senza trovare nulla… Sarà una perdita di tempo?

La giornata che mi aspetta è carica di impegni… meglio lasciar stare… No! Proviamoci! I bambini di certo non avranno utilizzato la scopa, penso, così con questo strumento in mano mi reco nell’”isola” in cui hanno giocato i bambini e comincio a perlustrare il pavimento, angolo per angolo… ma, niente! Non dovevo illudermi… pazienza!

Niente è troppo piccolo se si cerca il bene dell’altro

Mi dirigo quindi nella parte iniziale del salone per riporre la scopa nel ripostiglio e… per terra vedo qualcosa che luccica! Eccola! Trovata!

Salgo le scale e busso alla porta della classe di Beatrice che ha ancora gli occhi rossi, ed è un po’ appartata. Con il permesso della maestra le porgo la perlina. “Grazie!” Esclama lei… “Son contenta anche io che l’abbiamo ritrovata!” – le dico.

Anche la maestra mi ringrazia: il felice ritrovamento servirà a “riaggiustare” la giornata cominciata un po’ male.

Contenta per esser riuscita a rasserenare Beatrice, saluto nuovamente i bambini e mi preparo al lavoro di segreteria, ringraziando il Signore per questa sua nuova parola che mi ha raggiunto: non si perde mai tempo quando si ama e niente è troppo piccolo se si cerca il bene dell’altro. Non occorre aspettare le grandi occasioni per essere testimoni dell’amore di Dio, potremmo perdere del tempo prezioso… 
Meglio “osare” esserlo nelle piccole cose di ogni giorno e vincere la tentazione della “fretta” che ci può far sfuggire occasioni di fare il bene e di farlo bene. Immersi come siamo nel vortice di tante attività, possiamo correre il rischio di mettere in secondo piano l’essenziale della nostra vita, che a volte passa proprio attraverso piccoli gesti di attenzione e di cura verso chi ci è vicino. L’episodio vissuto mi invita mantener vivo questo sguardo.