Il coraggio di Stephen Hawking: ha sfidato i suoi limiti per guardare le stelle

«È quando le aspettative sono ridotte a zero che si apprezza veramente ciò che si ha»: così diceva Stephen Hawking. Per lui questo momento è arrivato presto, quando aveva solo 21 anni, con la diagnosi di una forma aggressiva di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), malattia degenerativa del sistema nervoso. Gli avevano detto che sarebbe sopravvissuto solo per altri due anni, invece lui ha sfidato la morte per oltre cinquanta, e nel frattempo ha stupito e incantato il mondo con le sue scoperte sul cosmo. Sulla porta del suo studio all’Università di Cambridge aveva affisso un motto: “Ricorda di guardare in alto alle stelle, e non ai tuoi piedi”. Ed è quello che ha fatto per tutta la vita. Sappiamo molte cose di lui grazie alla biografia scritta dall’ex moglie Jane, “Verso l’infinito”, da cui è stato tratto il celebre film “La teoria del tutto”. Un racconto che vibra di emozione e di coraggio, dai tempi dell’università fino alla nascita dei figli e ai tanti ostacoli superati grazie all’amore, finché anche quello, tra loro due, finisce. Continuano però la voglia di lottare, l’amore per la vita, la gioia e la tenacia che Hawking continua a dimostrare negli anni, proseguendo la sua carriera di scienziato e di divulgatore. I suoi studi l’hanno portato a formulare la teoria cosmologica sull’inizio senza confini dell’Universo (stato di Hartle-Hawking) e la termodinamica dei buchi neri. Ha insegnato matematica per trent’anni a Cambridge, ha scritto molti libri, ma soprattutto, come hanno scritto i suoi figli Lucy, Robert e Tim, annunciandone la scomparsa, “il suo coraggio e la sua perseveranza, insieme con il suo umorismo, hanno ispirato persone in tutto il mondo”. Si spostava su una sedia a rotelle progettata su misura, comunicava grazie a un computer dotato di sintetizzatore vocale. Molte volte, negli anni, ha dovuto fare i conti con la possibilità concreta della fine: “Con la diagnosi – scriveva – ogni cosa è cambiata: quando hai di fronte l’eventualità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno”. La sua eredità più grande è quindi quella umana: la capacità di superare i limiti, di accettare la fragilità, di non arrendersi mai. Lo ricorderemo anche per questo.