“Eremo gioioso” a Previdè, il coraggio d’intraprendere nuove strade di vita

Riccardo Begnis

«Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano», cantava Antonello Venditti. E probabilmente è proprio così o, per lo meno, è stato così per Riccardo Begnis che, lo scorso febbraio, ha deciso di dire addio alla sua vecchia vita per iniziarne una nuova, meno sicura, forse, ma più in sintonia con i ritmi della natura e con le sue aspirazioni personali. Una storia che parte lontano e, per la precisione, dalla Via Francigena e che qui vi ritorna. «Nel 2016, dopo la laurea magistrale in Ingegneria, ho voluto percorrere, in compagnia di un amico, la Via Francigena – racconta Riccardo, 32 anni –.

Siamo partiti da Lucca e abbiamo raggiunto Roma, è stato un viaggio splendido, in cui non sono mancati momenti di riflessione profonda e che ha fatto nascere in me molte domande. Durante il pellegrinaggio, per esempio, mi dicevo quanto sarebbe stato bello creare qualcosa che potesse riunire giovani della mia età e che potesse farlo all’insegna della condivisione e dell’avventura». Un viaggio intenso che spinge Riccardo, durante la medesima estate, a intraprendere, in Umbria, il Cammino di Francesco e a dar vita, l’anno seguente, assieme a due altri amici, a «Esc», associazione che propone itinerari ed esperienze creative in tutta Italia e nel mondo. Ma l’insoddisfazione è dietro l’angolo. «In quel periodo, lavoravo per una società che si occupava di effettuare rilievi topografici con laser scanner e droni – spiega Riccardo –.

Una professione che, dopotutto, mi piaceva e che, in un certo senso, univa la mia formazione universitaria alla mia passione per la storia, dato che questo tipo di tecnologia viene usata anche per gli scavi archeologici. Eppure, dopo cinque anni, avvertivo la mancanza di qualcosa: passare intere giornate dietro lo schermo di un pc mi faceva un po’ perdere il rapporto con le persone e con la natura, mi sentivo quasi alienato. Certo, a colmare questo vuoto c’erano, fortunatamente, gli eventi organizzati con “Esc”, ma avevo voglia di qualcosa di nuovo.

A gennaio 2020, decido quindi di iscrivermi a un corso per diventare guida ambientale escursionistica. Il corso (seguito in Val Sabbia) dovrebbe finire a maggio ma, causa Covid, termina a ottobre. La pandemia, con quel suo tempo sospeso, mi porta consiglio: è per me un periodo di transizione, in cui cerco di ascoltare me stesso, di capire i miei bisogni e, conseguentemente, di attivarmi per raggiungerli. Una volta divenuto guida, chiedo ai miei superiori il part-time. Lo ottengo, ma, più passano le settimane, più mi accorgo come questo compromesso non soddisfi né me né l’azienda per cui faccio le rilevazioni. Alterno il lavoro in ufficio a quello di guida (con alcuni colleghi, creo, fra l’altro, un’associazione che organizza escursioni di gruppo in Val Brembana e in bergamasca), ma la pandemia (che, inesorabilmente, riduce l’attività lavorativa) amplifica il mio malessere e mi convinco come ci sia bisogno di un’altra alternativa. Opto per il licenziamento anche perché, a marzo 2021, vinco un concorso per ricoprire la carica di tecnico, presso il comune di Capizzone». Ma, ancora una volta, le cose non vanno come Riccardo le aveva immaginate. «Pensavo che il posto fisso in Comune mi avrebbe garantito stabilità economica – afferma il giovane –, assicurandomi una migliore qualità di vita, ma mi sbagliavo.

A tal proposito, è bene sfatare il mito che nel pubblico non si lavori: per quanto mi riguarda, posso dire che è successo proprio l’opposto, mi sono ritrovato ad avere meno tempo libero a disposizione e meno energie di prima. Mi sentivo veramente insoddisfatto e amareggiato». È a questo punto che Riccardo, assieme alla sua ragazza (Lara, conosciuta nel 2020), decide di pubblicare un annuncio via web: il desiderio è quello di trovare una struttura ricettiva (bed and breakfast o ostello) da dirigere, in modo da poter stare a contatto con le persone e con la natura (e continuare, così, a fare la guida). I due ricevono diverse proposte, ma i costi di gestione sono spesso proibitivi, finché, un giorno di febbraio 2022, giunge la mail tanto sperata. «Veniamo contattati da due settantenni (Marzia e Marco) – racconta Riccardo –, che, otto anni prima, dopo la pensione, avevano ristrutturato un vecchio immobile, facendolo diventare un bed and breakfast e che ora, per raggiunti limiti di età, cercavano qualcuno a cui affittarlo». Un bed and breakfast dal nome «Eremo gioioso», che sorge in Lunigiana, nel borgo di Previdè, frazione di Pontremoli, proprio sulla Via Francigena. «Ero così emozionato che non mi pareva vero – spiega Riccardo –.

Non abbiamo perso tempo, ci siamo subito recati a Previdè per vedere la struttura e ne siamo rimasti molto colpiti: sia dalla bellezza, ma anche dalla semplicità del posto, un borgo sperduto di soli sedici abitanti. Ho immaginato il contatto con i pellegrini e le varie escursioni che avrei potuto fare e, dopo che mi sono confrontato con Lara, abbiamo deciso di accettare l’offerta e di intraprendere questa nuova avventura». Da maggio, i due giovani si trovano in Lunigiana: affiancheranno, come volontari, Marco e Marzia per un anno, terminato il quale avverrà il passaggio di consegne ufficiale. «Lasciare la propria terra natale non è stato semplice – confessa Riccardo –. Penso, ovviamente, alla mia famiglia, ai miei amici e a tutti i miei interessi. Ma è anche vero che qui abbiamo già fatto diverse conoscenze». E, fra queste, ce n’è stata una particolare che ha molto colpito Riccardo. «Un pomeriggio, passando per il centro di Pontremoli, siamo stati invitati per un aperitivo da alcuni ragazzi – racconta il giovane –. Ad un certo punto, scorgo un viso noto, ovvero quello del ragazzo che, durante la scrittura della tesi, avevo contattato e incontrato perché, come me, anche lui, nel suo elaborato, aveva trattato dell’architettura liberty di San Pellegrino Terme. All’epoca, faceva l’architetto a Milano, ma non sapevo fosse originario di Pontremoli. Grazie a lui, abbiamo conosciuto nuovi amici e siamo stati introdotti un una comunità di smart workers. Siamo contenti». Una contentezza non esente da dubbi e difficoltà. «La sfida maggiore, oltre quella di trovarsi a vivere in un territorio per lo più sconosciuto è quella del lavoro – afferma Riccardo –. Per quanto riguarda il bed and breakfast, infatti, stiamo imparando il mestiere, se così si può dire, un po’ come se fossimo in stage.

Per quanto riguarda le escursioni, invece, ho iniziato a fare qualche uscita con una compagnia di guide di Pontremoli. Sono fiducioso: pian, pianino i nostri desideri si concretizzeranno». Una certezza che è, prima di tutto, speranza: «Mi piace pensare come questo percorso io lo abbia iniziato, in realtà, anni fa (in compagnia di un amico) e che ora stia semplicemente ritornando sui miei passi, assieme alla mia ragazza. È un cerchio che si chiude, insomma. Ma c’è voluto tempo per realizzare quale fosse la strada da intraprendere. Quando il malessere diventa rilevante, è importante fermarsi per riflettere, per riprendere fiato e cercare di comprendere le proprie esigenze e lottare per i propri sogni, anche se essi implicano una certa dose di rischio. In questo, devo dire, la pandemia mi ha aiutato molto: il suo aver rallentato tutto, mi ha permesso di capire come non volessi rimanere incastrato in una vita che mi era ormai diventata stretta. Quel che mi preme, adesso, è sviluppare questo progetto assieme a Lara e far sì che entrambi possiamo finalmente dirci felici».