La fragilità degli anziani, che chiedono solo d’essere amati

Buongiorno suor Chiara,
Nei giorni scorsi l’incendio nella “Casa dei coniugi” di Milano ha portato alla morte di 6 anziani e al ricovero di altri 80. Per quattro delle sei vittime il Comune non ha trovato familiari da avvisare. Mi è sembrato un fatto molto triste che ha evidenziato la solitudine degli anziani e forse ha evidenziato anche qualche crepa nel modo in cui la nostra società si occupa di loro e in generale dei più fragili. Che ne pensa?
Elisa

Cara Elisa, la morte degli anziani nella “Casa dei coniugi” ha confermato non solo l’adempienza della struttura che li ospitava, ma anche la solitudine nella quale anziani si trovavano. È bene non generalizzare perché molti anziani sono curati dai familiari e anche ospitati in strutture dignitose che si occupano di loro con cura e sollecitudine. Purtroppo però, la situazione degli anziani sempre più numerosi nella nostra società dove la natalità è al minimo storico, rappresenta una grande sfida: le coppie, spesso sole con un figlio e con problemi lavorativi, non riescono ad assumere anche il servizio dell’assistenza dei genitori anziani e lo delegano alle badanti o alle strutture. L’anziano, spesso, non è più visto come un dono, ma come un peso, soprattutto quando non è più autosufficiente e necessita di assistenza. In questo tempo dove è forte il mito della giovinezza e nessuno vorrebbe invecchiare, come è possibile credere che la persona anziana ha valore in sé e non per ciò che produce? Ci sono di problemi reali che limitano la disponibilità delle famiglie, ma si è diffusa anche la “cultura dello scarto” e della produttività, di cui continuamente parla papa Francesco, che mette ai margini quanti producono, e non rispondono ai criteri di efficienza, esteriorità, competitività …La vecchiaia, ci dice ancora papa Francesco, “impone ritmi più lenti, che non sono tempi di inerzia, ma spazi di senso della vita sconosciuti all’ossessione della velocità, della produttività”. La relazione con gli anziani comporta certamente pazienza e assunzione del limite e della fragilità: è mettersi in ascolto di una saggezza frutto di un’esperienza di vita che ha passato il vaglio della sofferenza e della purificazione, della gioia di una vita spesa per il bene e la felicità dei propri figli, della fatica di preparare loro un futuro dignitoso e privo di difficoltà. Quanti sacrifici emergono dall’ascolto delle vite di genitori anziani che, pur con i loro limiti sono riusciti a costruire una casa per i figli e a dare loro un modesto contributo economico per formarsi una famiglia! Le famiglie, le comunità e le società non devono solo aiutare le persone a invecchiare bene, ma a fare di questo tempo un’opportunità per crescere nelle relazioni, nell’attenzione, nella solidarietà. “C’è bisogno di un supplemento di pensiero, di uno scatto morale, di una nuova cultura politica sulla vecchiaia e di una rinnovata riflessione anche religiosa perché si disegni una società rispettosa della “terza età” e delle altre stagioni della vita. In questo orizzonte largo, l’età anziana può rappresentare una riserva di memoria storica e di vita spirituale che doni alla società un supplemento di ossigeno, a partire dalla preghiera che nel tempo della vecchiaia è facile che si intensifichi”. La preghiera è un dono preziosissimo che gli anziani possono donare alla società e alla Chiesa per trasmettere la genuinità e semplicità di una fede vissuta, priva di “fronzoli”, ma passata nella concretezza di un quotidiano che, giorno dopo giorno, ha segnato la loro esistenza. Cara Elisa, ogni anziano chiede solo di essere amato e riconosciuto per ciò che è in quel tempo di vita: 

Benedetti quelli che mi guardano con simpatia.
Benedetti quelli che comprendono il mio cammino stanco.
Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità.
Benedetti quelli che stringono con calore l mie mani tremanti:
Benedetti quelli che si interessano della mia giovinezza.
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.
Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto.
Benedetti quelli che i regalano frammenti del loro tempo.
Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.
Benedetti quelli che mi sono vicini nella mia sofferenza.
Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.
Beati quelli che m sono vicini nel momento del passaggio.
Quando entrerò nella vita eterna mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù Cristo.