La questione seria delle vacanze

Alla fine, finalmente, le vacanze

Ormai ci siamo. Qualche giorno e sarà 8 giugno. Per gli studenti non un giorno qualsiasi, ma il momento tanto desiderato del termine dell’anno scolastico. Per chi non dovrà sostenere esami di conclusione del ciclo di studi delle scuole secondarie di primo o secondo grado, significa che la scuola e gli insegnanti saranno un ricordo fino al 12 settembre prossimo, data fissata di inizio dell’anno scolastico 2019/2020.

L’unico aggancio con la scuola, per i nostri ragazzi, saranno i compiti, in questi mesi oggetto di discussione da parte non solo dei genitori, ma anche dei pedagogisti, che stanno studiando sull’opportunità di assegnarli o meno, cercando di rispondere, dati sperimentali alla mano, alle domande sull’efficacia o, al contrario, l’inutilità del lavoro estivo.

Chi deve pensare ai ragazzi durante il tempo delle vacanze

Da parte mia, vorrei concentrare l’attenzione su quella che chiamo la “questione seria delle vacanze”, ossia quella che riguarda i genitori con figli in età scolare. Questa altro non è se non questa domanda: “Come gestire i bambini durante i lunghi mesi estivi?”.

Credo sia un tema fondamentale, che interseca l’attenzione di una pluralità di attori: ovviamente i genitori, i nonni, gli amici, le parrocchie, i comuni, le scuole stesse… In diversi casi, il problema non si pone. Ci sono famiglie nelle quali lavora un solo genitore, solitamente il padre: in questo caso, la mamma accudisce i figli nel tempo delle vacanze. Ci sono poi famiglie che hanno ancora la grazia di avere a disposizione i nonni, di età non troppo avanzata, che godono di ottima salute e muoiono dalla voglia di passare del tempo con i piccoli dei loro figli: anche in questo caso, ciò che potrebbe essere un problema viene risolto in modo semplice e, mi permetto di aggiungere, decisamente economico.

Quando genitori e nonni non possono

Il problema si pone per quelle  famiglie per cui non si realizzano queste condizioni. Che fare se entrambi i genitori lavorano e i nonni, per i più svariati motivi, non possono accudire i nipoti? Certamente le possibilità non mancano. Penso ai CRE (e in alcuni casi anche MINICRE, per i bambini della scuola dell’infanzia) che organizziamo negli oratori e negli asili: in molti casi, come nelle mie comunità parrocchiali, questi coprono un periodo di tre/quattro settimane e consentono ai genitori di avere una comunità che si prende cura dei loro bambini dalle 8 alle 18, pranzo incluso.

Ci sono poi le settimane di vacanza, i “campi scuola”, organizzati da oratori e scuole nel periodo solitamente antecedente la partenza delle famiglie per le vacanze. Oggi, inoltre, molti enti organizzano attività di intrattenimento estivo: comuni, centri sportivi, piscine, associazioni sportive, squadre varie..: spesso, questi enti riescono a protrarre l’attività fino ad agosto inoltrato, ossia per quasi tutto il tempo estivo.

Sono tutte possibilità ottime e ben curate, con un’adeguata assistenza garantita anche da persone con professionalità pedagogiche certificate, che, aiutate dai volontari, costruiscono esperienze buone per i ragazzi. Esperienze dove l’aspetto ludico e ricreativo si unisce all’aspetto culturale, rappresentato nella maggior parte dei casi dallo “spazio compiti”. Lo spazio compiti pare decisamente gradito ai genitori, perché permette loro di vivere i giorni delle vacanze della famiglia senza il pensiero dei compiti del ragazzo ancora da svolgere per intero.

Quando non ci sono i soldi per sostenere le iniziative estive

Tuttavia, resta un problema: cosa ne è di chi non ha le risorse economiche necessarie per partecipare a una o più delle proposte attivate? I costi, basta vedere i volantini, non sono dei più accessibili e molte famiglie, soprattutto con più figli, non possono permettersi certe spese.

Pur restando vero che i genitori sono responsabili del mantenimento dei figli che hanno messo al mondo, credo non si possano lasciare soli in questo impegno. Occorre che, tutti insieme, comuni, parrocchie, scuole, enti privati ecc. proviamo a metterci a un tavolo e a ragionare sulla questione, per poi mettere in pista delle proposte pratiche.

Potremmo pensare di coprire periodi diversi in modo tale che tutta l’estate sia caratterizzata da proposte; potremmo accordarci per una tariffa che permetta a tutti di partecipare: nessuno avrà guadagni, ma avremo fatto del bene a chi ha bisogno! Potremmo attivare forme di solidarietà tra famiglie nella forma della genitorialità sociale, così che i figli possano essere custoditi da famiglie amiche che danno la disponibilità a tenere, oltre ai loro figli, anche quelli di un’altra famiglia. Insomma, di possibilità ne abbiamo e, se vogliamo, possiamo fare qualcosa.