Gli adolescenti del 2020, tra difficoltà e nuove abitudini. Un desiderio per l’anno che verrà

“Roby svegliati! Cosa ci fai ancora a letto, sono le nove, non hai lezione online?”

“Mamma non ce la faccio. Non ne ho voglia. Mi fa schifo. Tutte le giornate sono uguali. Che senso ha?!”

Ecco, oggi avrei voluto scrivere un bell’articolino simpatico in vista del Natale. Per raccontare magari come la mia bimba di cinque anni abbia organizzato già tutto, che anche se non si fa nulla di speciale, anche se non si va da nessuna parte, lei comunque è felice.

Ma poi mi è successo questo. Mi è successo che più di una persona, parlando, mi abbia raccontato della fatica che il proprio figlio adolescente sta facendo in questi mesi. Roberto, 15 anni, frequenta il liceo scientifico, è un tipo tosto, ci tiene a prendere bei voti. Eppure ora passerebbe la giornata a letto. Ha “l’ansia da videolezione”, gli pesa ogni ora passata davanti al pc, è apatico, al mattino appena apre gli occhi sa già come sarà la giornata che vivrà. La madre cerca di spronarlo ma da sola non ce la fa, ha provato tutto, dal dialogo alle “maniere forti”, vorrebbe farlo parlare con uno psicologo, le hanno dato appuntamento al 20 gennaio.

Marta di anni ne ha 16. Lei si è invece creata un fitto mondo virtuale, nel quale dopo le lezioni online arrivano anche corsi online per il tempo libero, appuntamenti in chat con le amiche, visioni collettive di film ognuno da casa propria. La giornata è perfettamente organizzata, le cose da fare sono tante. “Marta, usciamo a fare una passeggiata?”, “No papà non mi va di uscire”. No, bastano un pc, un tablet, un cellulare, lì c’è tutto. “Ma almeno ti muovi un po’”. “Papà, faccio il corso online addominali-cosce-glutei e con Sara ballo pure in chat, ti pare che non mi muovo?!”.

Io mi limito a osservare, ad ascoltare, a pensare. Giusto o sbagliato che sia, è certo che questo 2020 ha profondamente segnato i ragazzi. Sta cambiando le dinamiche stesse della socialità, dell’apprendimento, del comunicare. Mio nonno, alla veneranda età di 100 anni, mi diceva che il mondo cambia ed è giusto che sia così. “Si stava meglio quando si stava peggio” è ciò che mai e poi mai avrebbe detto. “Fate bene a usare i cellulari, sono una gran cosa. Fate bene ad andare al cinema. Fate bene a spendere i soldi, a fare viaggi, a divertirvi. Fate bene a stare bene”.

Già, fate bene a stare bene. Non si torna indietro, ma nel guardare avanti mi auguro davvero con tutto il cuore che i ragazzi non vengano lasciati soli. A quindici anni è già di suo tutto un delirio. A quindici anni il mondo vuoi prenderlo a pugni. Vuoi uscire e combattere, non alzare bandiera bianca. Io faccio il tifo perché la scuola ricominci in presenza per tutti, perché si torni a fare sport insieme, perché tornino i concerti con migliaia di persone, perché tornino le gite, i viaggi improvvisati, gli incontri imprevisti che ti cambiano la vita. Per questo Natale, se potessi scrivere una letterina a Babbo Natale, chiederei questo. Non si torna indietro, si va avanti. Ma si può (e si deve) scegliere come farlo. Sarebbe bello farlo, almeno per una volta, mettendo loro, i giovanissimi, davanti alla lunga fila delle priorità.