Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: la croce in spalla e la strada per la santità

Giacomone aveva bottega nella città bassa. Una stanzaccia con un banco da falegname, una stufa e una cassa. Dentro la cassa Giacomone teneva un materasso di crine che la sera cavava fuori e distendeva sul banco: e lì dormiva.

Giovannino Guareschi, Giacomone

Il protagonista di questo racconto di Guareschi era povero, ma riusciva a vivere con il poco che aveva. Il suo unico problema era una certa passione per il vino, che lo portava a concludere ogni giornata ubriaco. Il suo guadagno, ci dice Guareschi, veniva dalla rivendita di vecchi mobili, ottenuti dallo sgombero di case sfitte.

Un affare eccezionale gli capitò tra le mani quando morì la vecchia che abitava dirimpetto alla sua bottega. […]

Giacomone si incaricò della faccenda e in una settimana riuscì a collocare tutta la mercanzia. Alla fine, nell’appartamento rimase solo un gran Crocifisso di quasi un metro e mezzo con Cristo di legno scolpito. […]

Giacomone aveva visto ben pochi Crocifissi in vita sua: comunque era pronto a giurare che, quello, era il più brutto dell’universo. Si caricò il crocione in spalla e andò in giro, ma nessuno lo voleva. […]


Prima di tornare in bottega, entrò nell’osteria. Appoggiò il Crocifisso al muro e comandò un mezzo di vino rosso. L’osteria si riempì di gente e il povero Cristo sentì discorsi da far venire i capelli ricci a un brigadiere dei carabinieri.

La grossa croce creò quella sera dei guai a Giacomone, che finirà in cella per vagabondaggio e verrà rilasciato solo la mattina.

Fu, quella sera, una triste sera per il Cristo: Giacomone se la prese con Lui e gli disse roba da chiodi. Alle tre del mattino si alzò, si caricò il Cristo in spalla e si diede alla campagna.

«Vedrai se questa volta non riesco a rifilarTi a qualche disgraziato di villano o parroco!» disse Giacomone al Cristo.
All’alba, passò davanti a una casa isolata: una vecchia, vedendolo, si segnò.

«Pellegrino!» disse la vecchia. «Volete una scodella di latte caldo?»
Giacomone si fermò.
«Andate a Roma?» si informò la vecchia.
Giacomone fece segno di sì con la testa.
«Da dove venite?»
«Friuli» rispose Giacomone.


In seguito continuò a camminare con la croce e a vivere della pietà dei contadini, che con il Cristo sulla spalla lo scambiavano per pellegrino: una scodella di vino e un pezzo di pane non glieli negava nessuno. Nei suoi progetti avrebbe dovuto girare tutto attorno alla città, passando per cascine.

Ma andò a finire che perdette la bussola e si trovò, un bel giorno, a camminare su una strada che non finiva mai di andare in su.

Decise di continuare, verso le montagne.

La notte dormì in una baita e, la mattina dopo, si trovò in un deserto bianco con mezza gamba di neve. […] Verso il tardo pomeriggio si trovò sperduto tra la neve. Si fermò al riparo di un grosso sasso. Non aveva mai avuto il cervello così pulito.
Guardò il Cristo appoggiato alla roccia.
«In che pasticcio Vi ho messo, Gesù» disse. «E siete tutto nudo…»
Giacomone spazzò via col fazzoletto la neve che si era appiccicata sul Crocifisso. Poi, si cavò il tabarro, e, con esso, coperse il Cristo.
Il giorno dopo trovarono Giacomone che dormiva il suo eterno sonno, rannicchiato ai piedi del Cristo. E la gente non capiva come mai si fosse tolto il tabarro per coprire il Cristo.
Il vecchio prete del paese rimase a fissare quella strana faccenda. Poi fece seppellire Giacomone nel piccolo cimitero del paesino e fece incidere questa lapide:
«Qui giace un cristiano/e non sappiamo il suo nome/ma Dio lo sa/perché è scritto nel libro dei Beati.»

Una delle figure più enigmatiche del racconto della Passione è il Cireneo, di cui non sappiamo nulla, che nulla aveva a che fare con la vicenda di Gesù, e che suo malgrado viene costretto a portare la croce. Anche per Giacomone il fardello è molesto, ed egli cerca in tutti i modi di disfarsene. Ma possiamo vedere come, sebbene sia l’uomo a portare il Cristo, sia il Cristo a guidare l’uomo.

E così Giacomone finisce su nuove e sconosciute strade, con i piedi e con il cuore. Ed il suo rapporto con il Cristo cambia: se prima è per lui solo un pezzo di legno, un peso, poi diventa per lui un compagno di avventure, un amico con cui sfogarsi ed infine un fratello di cui prendersi cura con amore, ad ogni costo. E la sua salvezza viene proprio da quella croce.

Anche noi spesso ci sentiamo caricati di compiti e di croci non nostre. Ci troviamo a dover riparare le mancanze di altri, a svolgere compiti che non ci piacciono o a metterci al servizio altrui. Oppure ancora ci troviamo nel dolore, nelle disavventure, e proprio non ne abbiamo colpa. Ci accadono delle cose, piccole o grandi, che ai nostri occhi appaiono ingiustizie, veri e propri soprusi, ma non abbiamo nessuno che ne sia responsabile: possiamo solo portare la croce.

Ma è proprio al nostro cuore di Cirenei in incognito che Dio parla, guidandoci verso di lui, facendoci trovare, come Giacomone, la strada per la santità.