“Seme diVento”: un progetto Cei per gli adolescenti e le loro famiglie

“Seme diVento” è un grande lavoro di semina per gli adolescenti e le loro famiglie quello che si propone il progetto nato all’interno degli Uffici Cei che si occupano di catechesi, famiglia e giovani e che concretizza un mandato di alcuni anni fa dato ai già citati uffici da parte delle omologhe Commissioni episcopali.
“Una impresa comune”, spiegano mons. Valentino Bulgarelli, fra’ Marco Vianelli e il bergamasco don Michele Falabretti, direttori rispettivamente dell’Ufficio catechistico, dell’Ufficio per la pastorale della famiglia e del Servizio per la pastorale giovanile, “per la quale facciamo appello per tutte le realtà ecclesiali che abitano ogni territorio: le parrocchie e gli oratori, le associazioni che le animano, i movimenti e tutte le realtà legate alla vita consacrata. Vuol diventare un impegno più condiviso per incontrare gli adolescenti con tutta la comunità cristiana aprendo processi educativi che la possano rinnovare profondamente”. Per presentare il progetto i tre direttori hanno realizzato un video che con altri materiali, presto saranno racchiusi in un sito dedicato. La presentazione ufficiale avverrà il 12 luglio, alle ore 15, in diretta streaming con Nando Pagnoncelli, che illustrerà una ricerca Ipsos commissionata ad hoc, e con Pierpaolo Triani, che esporrà le linee pedagogiche nell’incontro con gli adolescenti.

In Italia gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni sono quasi tre milioni, il 56 per cento si ritiene credente ma non praticante, il 44 per cento risulta essere ateo. Per il 31 per cento la conseguenza più faticosa della pandemia è stata l’impossibilità di incontrarsi con gli amici. Un dato spaventa in modo particolare: al pronto soccorso del Bambin Gesù a Roma il 90% dei casi che arrivano di ragazzi in questa fascia d’età si è causato delle ferite per autolesionismo. Molti sentono che gli è stato sottratto del tempo, come se il coronavirus gli avesse portato via una parte significativa della loro vita.

“La fede – sottolinea don Michele Falabretti – deve diventare un’esperienza pratica, significativa, realmente vissuta dai ragazzi, che possa realmente segnare la loro vita”.