Strana attesa

Si sta camminando verso il Natale – mancano ormai pochi giorni – in un’atmosfera stranita. Il Natale ha, da sempre, il compito di portare serenità, dolcezza, tenerezza: anche il Papa ne ha parlato nella sua ultima intervista alla Stampa di Torino. Ma nella situazione che ci sta assediando di tenerezza ce n’è poca, tra gli scontri quotidiani della politica, i Forconi che bloccano le strade ma che si dividono anche tra di loro – è la notizia delle ultime ore – e che, comunque, annunciano inquietanti “marce su Roma”… E poi continua la profonda preoccupazione per il lavoro, la povertà diffusa, le vaste inquietudini sociali che vanno ben al di là dei Forconi e dintorni…

Rispetto all’idea tradizionale di Natale tutto questo sembra una specie di scippo: ci stanno rubando il Natale. Ma ce lo stanno rubando davvero? Per dire che ci stanno scippando il Natale bisognerebbe sapere che cosa è il Natale. Nei testi che si leggono in questi giorni di vigilia non si può dire che trionfino dolcezza e serenità. Il Battista, protagonista delle domeniche di avvento, è un personaggio aspro, che grida, striglia i suoi ascoltatori, li invita a cambiare vita: sono più pugni nello stomaco che carezze. Il 13 dicembre abbiamo celebrato santa Lucia. E’ stato il trionfo della tenerezza fra letterine, regali venuti dal cielo e stupore dei bambini. Ma Lucia è una ragazza, ammazzata a vent’anni, semplicemente perché cristiana.

Anche quando ci si avvicinerà ancora di più al Natale, incontreremo Giuseppe, il grande silenzioso (come noto Giuseppe non dice una sola parola in tutto il vangelo) che viene investito da un problema angoscioso, più grande di lui, una gravidanza inattesa della sua fidanzata, talmente più grande di lui, quella gravidanza, che solo il cielo la può spiegare.

Insomma ritroviamo lo “scontro” classico fra un Natale come lo vorremmo noi e un Natale come ce lo propongono i racconti dei vangeli. Noi vorremmo usare il Natale per dimenticare, il Natale invece ci obbliga a ricordare. Ricordare quello che Lui ha fatto, quello che noi dobbiamo fare, in risposta a Lui, per i fratelli. D’altra parte, se ci meravigliamo di questo stridore è proprio perché abbiamo dimenticato. Come sarebbe possibile, infatti, fuggire da noi stessi e dagli uomini di fronte a un Dio che si fa lui stesso uomo?