Dal Malawi all‘India

Accanto ai tanti giovani lombardi che non hanno mai vissuto un’esperienza di volontariato, ecco quelli che invece scelgono di aprirsi al mondo. Giacomo Pietro Mignani, 27 anni, di Casnigo, è stato in Malawi da gennaio a marzo scorso: «Volontariato puro – racconta -: insieme a un amico volevo creare un’associazione, così abbiamo scelto il Malawi e chiesto ai padri monfortani, che vi operano da anni, di ospitarci. Quando si arriva in un Paese con un contesto culturale diverso da quello in cui si è cresciuti, l’impatto è forte: non bisogna abituarsi, ma cambiare il proprio modo di ragionare e di vedere le cose». In questi tre mesi Giacomo ha preso parte a un progetto riguardante il carcere femminile di Zomba e un orfanotrofio gestito da una bergamasca.

«Un’esperienza impegnativa anche dal punto di vista emotivo: mi è servita per alcune riflessioni e per riuscire a concretizzare il nostro sogno. Insieme al mio amico Gianmarco Lanza ho fondato la onlus Fae4life (faeforlife.wordpress.com) per supportare progetti in ambito umanitario organizzati da enti locali. Utilizziamo la fotografia per sensibilizzare le persone».

Shanthi Mignani, 29enne, anche lei di Casnigo, ha svolto invece il servizio civile nazionale all’estero, a Mundgod (India), con l’associazione Ibo Italia (www.iboitalia.org), da gennaio 2012 a febbraio 2013. «Ero stata altre volte in India con la mia famiglia: l’impatto iniziale non è stato così forte. L’avere tratti indiani all’inizio è stato a mio sfavore, poi è servito per relazionarsi con le persone. È normale fare confronti con la realtà in cui si è cresciuti: io ho messo da parte i giudizi per cercare di affrontare le situazioni con curiosità e sete di conoscenza». Shanthi ha lavorato nel Jyoti Center, gestito dalle suore della carità, affiancando le maestre della nursery school, l’asilo, nelle attività con i bambini.

A contatto con bambini e adolescenti è stata anche l’esperienza del suo compaesano Marco Castelli, 35 anni, in Nepal da novembre 2012 a febbraio 2013 con l’ong Umbrella Foundation (umbrellanepal.org): «La classificazione di “terzo mondo” per alcuni Paesi è sbagliata. Bisogna cercare di integrarsi, capendo ed accettando l’altra cultura. C’è sempre qualcosa da imparare: ad esempio, la concezione del tempo, più dilatata, e la disponibilità a dare più spazio alla famiglia e agli affetti». Umbrella Foundation, creata dal 2005 da due irlandesi durante la guerra civile in Nepal, cerca di togliere dalla strada i ragazzi e garantire loro un percorso scolastico, reintegrandoli nelle famiglie d’origine. Sono 11 mila i bambini che vivono in circa 750 orfanotrofi, ma due terzi di essi ha ancora i genitori: i trafficanti di umani andavano nei villaggi promettendo ai genitori di portare i loro figli a studiare in cambio di soldi, ma in realtà le femmine venivano mandate in India a prostituirsi e i maschi per strada a mendicare. «Umbrella chiede al volontario, prima di partire, di raccogliere fondi sufficienti per sostenere un bambino per un anno,  dato che sopravvive grazie alla raccolta fondi, poi sul posto garantisce vitto ed alloggio». Tutte esperienze che non terminano qui: Giacomo ripartirà a breve ancora per il Malawi, così come Shanti volerà alla volta dell’India per un progetto di servizio civile internazionale, mentre Marco è diventato il punto di riferimento per la raccolta fondi di Umbrella sul nostro territorio.