Ucraina

Il cuore dell’uomo è imprevedibile. Ha sete di infinito e di bellezza. Anche tra le macerie di una città in lotta, anche tra i tafferugli e gli scontri armati, anche nel freddo di un inverno che arriva a molti gradi sotto lo zero. L’immagine del pianista con il passamontagna verde e il vestito para-militare che suona Einaudi tra i manifestanti di Kiev emerge come una foto a colori dalle cronache di una protesta che non conosce tregua. Le note si levano soavi nell’elegante edificio occupato dai manifestanti e ad accoglierle ci sono visi stanchi perché provati da una lotta che dura dal 22 novembre scorso per un’Ucraina democratica ed europea. È un soffio di speranza che irrompe nella rivoluzione.
Il cuore dell’uomo è un mistero. Non c’è solo la musica di Einaudi in piazza Maidan. Ci sono anche la croce e la preghiera. In pochi forse lo hanno notato. C’è una tenda adibita a cappella ecumenica dove ininterrottamente si prega per la pace e la giustizia in Ucraina. Dal giorno in cui sono iniziate le manifestazioni, le chiese greco-cattoliche sono rimaste aperte 24 ore su 24 per accogliere i manifestanti, offrire un rifugio e pasti caldi. Schierati in prima fila con la sola arma dell’amore al fratello e al Paese ci sono sacerdoti di varie confessioni cristiane che nonostante le minacce, hanno deciso di non abbandonare il loro Paese a un destino di violenza e sopraffazione. “Siamo, siamo stati e saremo sempre con il nostro popolo”, ha detto Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk al presidente Yanukovych. C’è una storia dell’umanità che percorre rivoli nascosti e sconosciuti. E il fiume dell’umanità scorre anche con la croce e la preghiera. Forse fanno meno rumore di un lancio di mortaio. Emergono sicuramente con difficoltà sulle cronache internazionali. Ma sono il segno indicativo di un popolo, di un agire silenzioso e presente, di un modo pacifico e misterioso di scrivere pagine di una storia nuova.
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