Oltre i comandamenti

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto... (Vedi Vangelo di Matteo 5, 17-37). Per leggere i testi liturgici di domenica 16 febbraio, sesta del tempo ordinario, clicca qui.

«Avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico…». Siamo nel cosiddetto “discorso della Montagna”. Gesù ha proclamato le beatitudini, ha poi affermato solennemente che i suoi devono essere luce del mondo e sale della terra. Adesso annuncia la “nuova legge” che deve governare il “nuovo popolo”. Per l’ebreo Matteo che scrive per ebrei diventati cristiani, Gesù è il nuovo Mosè che sale sul monte, come l’antico era salito sul Sinai, consegna al nuovo popolo la nuova legge, come l’antico aveva consegnato a Israele la Legge scritta sulle due tavole.

MA IO VI DICO

Tutto il vangelo di oggi si gioca su una opposizione: «Avete inteso che fu detto agli antichi… Ma io vi dico…». Che cosa significa questa specie di ritornello? Anzitutto Gesù afferma: «Fu detto». Non specifica da parte di chi «fu detto». Quando nella Bibbia non si specifica chi è che fa l’azione di un verbo passivo, molto spesso significa che l’azione è compiuta da Dio stesso. Dunque: «fu detto da Dio». Gli antichi ai quali Dio ha parlato sono gli antenati ebrei. A loro, infatti, Dio ha dato la Legge santa che trova il suo punto più alto nel decalogo, le dieci parole, i dieci comandamenti. Dunque: Dio ha detto ai nostri antenati: «Non uccidere». Subito però Gesù aggiunge: «Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà destinato al fuoco della Geenna». Con questa affermazione, dunque, Gesù si pone di fronte ai suoi discepoli e parla loro con la stessa autorità con la quale Dio parlava a Mosè. Parla, cioè, con una autorità “divina”, cita la Legge del Sinai e, in qualche modo, la completa. Da ricordare, per capire il senso forte della affermazione di Gesù, che la Geenna era una valle vicina alla mura di Gerusalemme. Vi si gettavano i rifiuti della città che bruciavano in continuazione, per cui quel nome era passato a significare un fuoco che non si spegne mai.

LINGUAGGIO PARADOSSALE

Le affermazioni di Gesù dicono dunque che egli, investito di una autorità divina, consegna al suo popolo una legge nuova, spesso paradossale, secondo la quale i suoi discepoli devono vivere. Non solo non si deve commettere adulterio, ma si devono purificare anche i propri desideri. E «se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna…». Gesù usa dunque il linguaggio forte. Lo scopo è mettere vigorosamente in guardia contro il pericolo: bisogna decidere senza indugi in favore di ciò che porta alla vita e “tagliare corto” con ciò che porta alla morte.

Anche sulla indissolubilità del matrimonio. Bisogna tornare alla grandezza originaria del matrimonio, così come uscito dal cuore e dalle mani di Dio. Gesù, oltretutto, afferma che nelle intenzioni di Dio Creatore, esiste pari responsabilità di uomo e donna. L’uomo non può fare quello che vuole: anche lui commette adulterio. Il “concubinato” che sarebbe l’unico caso in cui è permessa la separazione erano probabilmente i matrimoni contratti fra parenti, permessi dal diritto greco-romano ma proibiti dalla legge ebraica e quindi bollati come “impudicizia”. Per questi matrimoni, precisa Gesù, non vale ovviamente il principio della indissolubilità.

AMORE E LEGGE

Quale è il senso delle affermazioni di Gesù? Gesù parte dalla pratica legale dei farisei. Bisogna superarla, dice, bisogna risalire alle grandi indicazioni che sono, sostanzialmente, il decalogo. Perché Dio mi ha dato il decalogo? Dio e il suo amore sono insuperabili e al limite inattingibili per l’uomo. Come rispondergli? Dio, allora, non si limita a dirmi che lui ama me, ma dice anche come io posso amare lui e mi offre dieci tracce: le dieci parole o comandamenti. Grave difetto, però, sarebbe quello di intenderle come semplici determinazioni giuridiche – come fanno i farisei – e non come le indicazioni dell’amore indicibile di Dio, che è sempre più grande di ogni legge e dello stesso decalogo.

Il peccato inizia quando questo legame di fondo si rompe. Allora la legge mi appare l’ostacolo che Dio frappone fra me e il raggiungimento del bene. Non capisco che Dio è il mio bene e che lui stesso, in fondo, è la mia legge. Gesù nelle indicazioni che mi fornisce in questo vangelo non aggiunge un nuovo precetto a quelli che ci sono già, ma li supera tutti. Non mi dice un’altra legge, in aggiunta a quelle che già esistono, ma mi dice quale è il senso di tutte le leggi. Tant’è vero che Gesù non si ferma a Mosè, ma risale indietro fino alla creazione, come se la vera legge fosse lì, nell’amore di Dio che crea liberamente l’uomo.

Poi, una volta accolta la Legge come cifra dell’amore di Dio, posso impegnarmi ad amare “divinamente” come ha amato lui. Talmente è forte quell’amore che sono disposto a cavarmi gli occhi, pur di non tradirlo. E sono disposto, al limite, a dare la vita pur di non rinnegarlo.

IL TUO PARERE

Ma è davvero possibile una forma così impegnativa di amore, da andare oltre gli stessi dieci comandamenti? Ne abbiamo fatto l’esperienza? Dove? Quando?