@Diaridilibri – Libroterapia

Ci si può curare con un libro? I mali dell’anima, soprattutto? Ne parla nella nostra rubrica @Diaridilibri Claudio Calzana, autore di romanzi come «Il sorriso del conte» ed «Esperia», direttore dei Progetti Editoriali e Culturali di Sesaab e direttore della libreria Buonastampa (via Paleocapa 4/d).  Anche questa settimana un piccolo racconto gustoso per scoprire come i libri entrano nella vita e la cambiano, segnando i passaggi più importanti della Storia e delle storie di ognuno. 

In effetti è diventata una moda, o poco meno, quella di rimediare a questo o quel malanno con una buona lettura. Ci sono persino fior di volumi di libro-terapia: l’ultimo, pubblicato da Sellerio, propone quale panacea romanzi perlopiù di area anglosassone, che poi va a finire che in libreria manco li trovi in traduzione.

Ma sentite qui. L’altro giorno ero in trasferta, e un po’ per abitudine, un po’ per paragone, sono entrato in una libreria, Con me arriva una signora che chiede al commesso qualcosa per un suo parente.

«Non esce più di casa, insomma è un po’depresso» confida a voce fina.

«E questo suo parente legge?» chiede giustamente l’altro.

«Sì, ha la casa tappezzata».

E ti pareva: un buon libro mitiga il chiasso della vita, ma è pur vero che i libri ti possono pure isolare. Mi chiedo: come può pensare la signora che un altro libro possa risolvere lo stallo? In certi casi un libro – sia pure il più adatto e migliore – non forza solitudini cocciute, men che meno redime ipocondriaci pignoli: sennò come la mettiamo con il Gadda, uno che quando era in forma giurava convinto su complotti di germi e batteri, e nel contempo divorava intere biblioteche.

Intanto che ve l’ho raccontata, il commesso ha proposto qualche titolo e annessa copertina: compito ingrato, impari quasi. Sono curioso, ma non è che posso avvicinami troppo a scuriosare: con lo sguardo catturo giusto il Malvaldi di “Argento vivo”, in questo caso praticamente un ossimoro. Il libraio decanta le sue scelte sottovoce: mi salta in mente un confessionale, anche se non è chiaro chi assolve e chi ha peccato.

Dopo aver scartabellato i volumi, chiesto di questo e aperto di quello, la signora non trova nulla di appropriato e mestamente saluta. Niente da fare, stavolta non è andata. Eppure lo sanno tutti che un libro – quello giusto, sia chiaro – rende chi legge nuovo e migliore: vaccinato al peggio, educato al bene. Redimito di letizia, parola di Gaddus.

Insomma, per quel signore un libro ci stava, eccome: forse “L’uomo dell’Olocene” di Frisch. Le “Conversazioni notturne” del cardinal Martini. Senza scordare “Ballando a notte fonda” di Dubus. Magari un assaggio di Luzi. No, ecco, ci siamo: Dugain, “La stanza degli ufficiali”. Ma forse qui è meglio tacere: a volte chissà qual è la terapia, e poi la signora è ormai lontana.

Intanto che rifletto, il libraio ripone le sue scelte: è andata male, ma vorrei vedere voi: dai, l’onere eccedeva la misura.

Non per niente sono ancora qui che interrogo la cura.

 

© Claudio Calzana
www.claudiocalzana.it
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E tu, ti sei mai curato con un libro? E che cosa è successo? Se hai una storia di libri da raccontare… Scrivici e Claudio Calzana la racconterà per te!