Cara suor Chiara,
sono una nonna e mi vergogno un po’ a scriverle. Non ho studiato, perché nella mia famiglia non c’erano le possibilità, e può darsi che faccia qualche errore nella mia lettera, mi perdoni. Mio marito è morto anni fa, e i miei figli vivono lontani, vengono a trovarmi quando possono. Io sto abbastanza bene di salute, frequento la mia parrocchia e faccio parte di un’associazione di anziani. Lì ho incontrato un altro signore, vedovo, ormai vecchio come me, e ci facciamo volentieri compagnia. Non posso dire, alla mia età, che mi sono innamorata, ma passo volentieri il tempo insieme a lui, che è proprio solo, non ha avuto figli. Ci aiutiamo un po’ a vicenda con la spesa e le commissioni. Adesso vorremmo trascorrere i nostri ultimi anni insieme, magari sposarci, ma mi vergogno, mi sembra sconveniente. E poi non so come raccontarlo ai miei figli e ai miei nipoti: alla mia età, che cosa penseranno? Forse devo solo lasciar perdere. Mi dica qualcosa lei.
Lettera firmata
Cara lettrice, il suo scritto mi ricolma di stupore e tenerezza. Colgo il timore e il pudore di esprimere un sentimento che abita il suo cuore; la sua delicatezza di animo di fronte a un vissuto che forse mai avrebbe immaginato di sperimentare “nel fiore della sua età”. Perché pensare che sia sconveniente provare ancora un sentimento, un affetto verso un uomo e desiderare di condividere l’ultimo tratto di cammino con lui? È vero: l’immaginario collettivo ci presenta gli anziani quando sono ancora sani, impegnati ad accudire i nipotini, disponibili verso le necessità dei figli; quando non sono più autosufficienti affidati a badanti o a case di riposo e, se ancora in buona salute , impegnati ad allontanare dalla mente e dal cuore l’avanzare inesorabile del tempo come eterni adolescenti … Dimentichiamo la bellezza di uomini e donne che hanno attraversato la vita nello scorrere dei giorni lieti e tristi, radicati in una fede semplice ma profonda, che ha motivato la loro obbedienza agli eventi, alla famiglia, alla storia. Persone che con fedeltà e autenticità di intenzioni, hanno vissuto l’amore e il dolore con dignità e oblatività, senza mai sfuggire dalla vita. Hanno scritto senza saperlo la loro “storia sacra”, traendo dagli eventi la sapienza del vivere, la pienezza di una esistenza disincantata, ma ricca e sazia di giorni. Uomini e donne che hanno saputo cogliere quegli eventi inattesi, che rimangono “dono”, quegli incontri “accaduti” che la rendono nuova, pronta a ridisegnarne contorni imprevisti.
Non c’è età per amare, e non c’è timore nell’amore! E se alla sua età i colori dell’amore non hanno forti e intense tonalità, ma si presentano con sfumature delicate, non per questo sminuiscono la verità del sentimento. Esso è autentico nella serietà e maturità con la quale viene espresso e comunicato. È dono che colma la solitudine, si apre alla cura, alla tenerezza e alla condivisione; racconta la bellezza di affetti che abitano il cuore e possono ancora diventare ricchezza per molti. Il passato non viene rinnegato né sepolto, i legami importanti che hanno accompagnato la vita rimangono vivi e saldi, aperti alla ricchezza del presente e del futuro.
Per questo è bello e significativo vivere nel Signore e con il Signore nel matrimonio, questo legame, affidandolo alla sua custodia e protezione. La modalità con la quale saprete vivere la vostra unione la renderà credibile agli occhi dei vostri cari, in uno spazio di libertà e accoglienza che avrà bisogno forse di un po’ di tempo per essere compresa. Sarà la vostra capacità di raccontare l’amore nella forma della vicinanza e disponibilità a farvi prossimi, il segno più bello di un affetto che si fa parola di comunione, condivisione e speranza, nella pazienza dei giorni che ancora attendono il compimento definitivo di una vita, la vostra vita.