Passione

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù (Vedi Vangelo di Matteo 26,14- 27,66. Per leggere i testi di domenica 13 aprile, domenica delle Palme, clicca qui).

La domenica delle Palme, di solito, i celebranti non commentano il Vangelo, perché è già lungo di suo ma anche e soprattutto perché lo straordinario racconto della Passione – questo è il soggetto del Vangelo della domenica delle Palme – parla “da sé” con la drammatica evidenza dei fatti.

Vorrei “buttare lì”, quasi con timore, qualche piccolo squarcio di riflessione.

Il racconto inizia con l’ultima Cena e finisce con quello che succede dopo la morte di Gesù: il terremoto, i sepolcri che si aprono (particolare tipico del Vangelo di Matteo) e la “confessione di fede” del centurione, il soldato romano incaricato di accertare la morte del condannato. Si va dunque, dal ristretto gruppo degli amici di Gesù che celebrano la cena pasquale con lui, all’inattesa compagnia del pagano che dice la sua personalissima fede. Davvero la morte di Gesù non appartiene in esclusiva ai suoi amici. I suoi amici guardano al Crocifisso per offrire a tutti gli altri la stessa possibilità di guardare alla Croce e gustare l’inattesa possibilità di essere salvati.

Giuda, Pietro che rinnega, gli amici che fuggono. Attorno a Gesù si fa il vuoto. Anche nel caso di Gesù la morte è la verità della vita. I suoi hanno sempre faticato a capire la dura necessità della sua morte e della Croce. Adesso che la morte arriva si rivela drammaticamente quella solitudine.

La solitudine si rompe, timidamente, con la presenza delle donne che osservano “da lontano”. Poi, dopo la morte, l’interessamento pietoso di Giuseppe di Arimatea che dà sepoltura al corpo di Gesù.

I primi segni di una vita nuova attorno al Corpo di Gesù sono gesti “caritatevoli”. L’attenzione alla morte sembra preparare, “da lontano” l’esplosione della vita.

Tutto il racconto sembra mettere in scena una specie di pervertimento drammatico dei segni: il bacio di Giuda diventa il segno del  tradimento, un innocuo canto del gallo che designa il rinnegamento di Pietro, i soldati mettono in scena una tragica  burla a Gesù “re dei Giudei”. È come se le cose perdessero consistenza e realtà. Il mondo scolora e svapora. Tutta la creazione soffre e geme per le doglie del parto. Il mondo intero entra in Passione.