Fede light

Un italiano su 4 (il 26,4%) è convinto che la Bibbia sia stata scritta da Mosè mentre il 20,4% ritiene che l’autore sia Gesù. Il dato confortante è che la metà della popolazione (il 523,2%) non sbaglia sugli autori. Il comandamento più noto è il settimo (non rubare, che è conosciuto dal 54,1% degli intervistati), quello meno noto è invece il sesto (non commettere atti impuri che è stato individuato solo dal 14,33%). Solo il 15% degli italiani si dichiara ateo o non credente e almeno un cittadino adulto su due (il 55%) è interessato all’insegnamento di altre religioni. Sono solo alcuni dei dati che emergono da un voluminoso «Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia» realizzato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII e curato da Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo a Modena. L’indagine è corredata da una trentina di minisaggi redatti da esperti e studiosi di molte Università italiane. Il Rapporto è stato pubblicato da Il Mulino ed è stato presentato a Roma, nella “Sala Zuccari” del Senato, alla presenza di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, e di Giuliano Amato. In platea, fra gli altri, Gianni Letta, il neodirettore di Tv2000, Paolo Ruffini, il vicedirettore della Sala stampa vaticana, Angelo Scelzo, e il direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione della diocesi di Roma, don Filippo Morlacchi.

La Chiesa è preoccupata dalla “fede light”. La Chiesa italiana non può che essere preoccupata dai fenomeni dell’«infantilismo religioso» e dalla «fede light» che percorrono il nostro Paese, ha detto monsignor Nunzio Galantino. «Ma Papa Francesco ci chiede di prendere l’iniziativa – ha affermato -. Dobbiamo andare oltre la sindrome dell’accerchiamento». Secondo il vescovo, gli ambiti presi in esame nella ricerca sono tre: la scuola, le leggi sulla libertà religiosa e la ricerca universitaria. «Mi piacerebbe però che la prossima ricerca fosse dedicata alla fede come esperienza, a ciò che può cambiare nella nostra vita», ha detto rivolgendosi ai curatori dell’iniziativa. «Il malcostume che ha a che fare con l’analfabetismo religioso in Italia non so quanto abbia a che fare con quello che passa attraverso i giornali e la tv. La comunicazione è importante. Lo ha detto anche Papa Francesco quando ha parlato dei peccati dei media. Il primo, ha spiegato, è la disinformazione. Molti di coloro che parlano dei fatti della religione non hanno idea di cosa sia. In troppi s’improvvisano teologi», ha affermato monsignor Galantino.

Il Rapporto: uno studio collettivo e interdisciplinare. Il «Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia» è anche una raccolta di contributi di numerosi docenti ed esperti in ambito storico, giuridico e pedagogico. Il punto di partenza è la presa d’atto dell’assenza del religioso nel panorama sociale ed educativo. L’Italia è «un Paese dove è rilevabile statisticamente l’ignoranza totale della Bibbia, la produzione di idee fantasiose sulla struttura dottrinale o cultuale della fede nella quale si era nati, la superficialità con la quale si leggono le fedi estranee al proprio immaginario infantile», ha detto il curatore Alberto Melloni. Il progetto, voluto e finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dalla “Fondazione Cariplo”, è stato diretto dalla Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII. Il volume è solo il primo frutto di un vero e proprio «cantiere di ricerca interdisciplinare sul tema dell’analfabetismo religioso, incentrato nell’analisi delle cause storico-teologiche e storico-politiche del fenomeno». Il Rapporto è strutturato secondo linee disciplinari e quadri diversi con «analisi di natura storica, giuridica, sociologica e politologica che descrivono il corso di un fenomeno la cui sorgente è l’Italia liberale post-unitaria, ma che, ad oggi, ancora non trova risposte né nel quadro post-concordatario né nelle proposte legislative sulla libertà religiosa né negli spazi e nei volumi scolastici», dicono gli esperti.

Alcuni segnali di ottimismo. «Trovo incoraggiante che la maggioranza degli italiani sia interessato all’insegnamento delle altre religioni», ha detto Giuliano Amato, nel suo intervento. «Oggi le religioni sono il collante che può ancora tenere insieme le società come la nostra ormai frantumate dall’individualismo». Secondo Amato, fede e ragione ritrovano una base armonica di dibattito nella «visione etica». «Rimane da chiedersi solo una cosa – ha concluso -: visto che c’è una domanda crescente di religione, da dove viene questo crescente analfabetismo di ritorno? La responsabilità, forse, è proprio nelle istituzioni».