Bionde & Wifi

In ogni luogo pubblico (pubs, bar e baretti in primis) diamo per scontato che ci sia, attaccato ben visibile al muro, il cartello “Vietato Fumare”. Il sottoscritto appartiene a quella generazione che ha solamente un vago ricordo dei bei bar fumosi, coi posacenere sui tavolini coperti da tovaglie cerate ai quali erano seduti entusiasti tabagisti che stabaccavano tranquillamente.
Più di dieci sono passati da quando l’Italia si accorse dell’esistenza dei non-fumatori e decise di bandire per sempre la sigaretta dai luoghi pubblici: fumare fa male e non si poteva condannare al nocivo fumo passivo indistintamente e chiunque. L’Italia divenne per così dire un paese “civilizzato”; sparirono dai tavoli i caratteristici posacenere recanti i loghi delle “bionde” che avevano recitato la loro piccola parte nel tratteggio di quel costume nazionale che s’interruppe con l’entrata in vigore della legge Sirchia.
Nessuno, al giorno d’oggi, fuma più nei bar (e nei luoghi pubblici in generale) e se qualche temerario tabagista volesse fumarsi una “stizza”, dovrebbe affrontare le intemperie stagionali annebbiando, col suo fumo, l’entrata del locale.
Ho rimembrato, forse anche un po’ troppo nostalgicamente, tempi passati in cui ero troppo piccolo per beneficiare (giacché anche il sottoscritto è avvezzo al vizio) della legalità di fumare tranquillamente all’interno di un bar, ma la mia non voleva essere un’invettiva contro la più che ragionevole, e giusta, legge Sirchia…

Facendo però attenzione a quel famigerato cartello che “vieta il fumo ex art. 51 legge n. 3 del 2003”, si noterà che, sempre più spesso, viene ad esso affiancato un altro cartello recante la scritta “Free Wi-Fi”.
Il Wi-Fi, cioè la tecnologia ed i relativi dispositivi che consentono a terminali di utenza di collegarsi tra loro attraverso una rete locale in maniera wireless cioè senza fili (da http://it.wikipedia.org/wiki/Wi-Fi ) ha sostituito, figurativamente, il buon vecchio posacenere.
Al bar non si può più fumare: non si può leggere il giornale mentre ci si fuma un sigaretta né discorrere col collega della partita della domenica mentre si tiene nervosamente in mano una sigaretta: la sigaretta affiancava la vita del bar, teneva, per così dire, “occupate le mani” o corredava, con stile, le gesticolazioni. Si conversava, si beveva, si giocava a carte e i fumatori ( molto più numerosi dieci anni fa) accompagnavano tutte le loro azioni accendendosi, distrattamente, una sigaretta (direi a scapito dei loro polmoni e della salute).
Oggi al bar, naturale luogo di socializzazione in cui si “perde il tempo” (nella sua accezione positiva), abbiamo bisogno, animati da un impulso al multitasking dettato dall’evoluzione tecnologica, a tenere tra le nostre mani un bello smartphone o uno “stiloso” tablet col quale succhiare la connessione internet fornitaci dal bar ed essere collegati con la famigerata “rete” (non per forza quella dell’M5S).
Al bar si continua a conversare, a bere caffè e cappuccini ma senza più fumare: si è connessi… siamo lì a sondare compulsivamente il nostro social network per vedere se c’è qualcosa di nuovo, tra le nostre amicizie, per poi magari iniziare un discorso (o un pettegolezzo) su un post appena pubblicato; controlliamo le mail con una cadenza d 10 minuti; se non abbiamo niente da dire, e vogliamo evitare l’imbarazzo del silenzio, diamo un’occhiata all’applicazione del meteo per parlare del tempo; mentre conversiamo con il nostro interlocutore, messaggiamo su WhatsApp, leggiamo le news dalle applicazioni dei giornali, ci facciamo un selfie o facciamo una foto alla brioche per poi postarla su Instagram…
Non vediamo più il tabagista che smoccola la cenere della sua sigaretta nel posacenere, ma vediamo quotidianamente qualcuno che chiede la password del Wi-Fi.

PER APPROFONDIRE
Siamo preda dei nostri congegni elettronici? Spesso li usiamo anche quando siamo in compagnia
Condividere ed essere social? Va bene, ma forse ogni tanto una foto in meno e un sorriso in più….
Se Vronski viaggiasse sulla Bergamo-Milano forse posterebbe una foto di Anna Karenina su Instagram