Banane, Lega, Atalanta e Bergamo

A Bergamo resistono decisamente in troppi nel considerare – pur in buona fede – il lancio di banane allo stadio all’indirizzo del milanista di colore Kevin Constant una cretinata punto e basta. Anche amici, persone al di sopra d’ogni sospetto. Lapalissiano che si sia trattato del gesto isolato di uno o due deficienti (che peraltro a Villareal, dove hanno dato l’esempio, sono già stati individuati). Ma la questione va posta ben diversamente: il problema non è dell’Atalanta o dei tifosi nerazzurri, bensì s’estende alla città. Minimizzando, non si dà pure l’idea di proteggerli un po’?

CALDEROLI E LA KYENGE

All’epoca della bocciatura della candidatura a capitale europea della cultura, Nando Pagnoncelli in un articolo spiegò che l’autoreferenziale Bergamo refrattaria all’autocritica non gode fuori provincia di tutta questa gran reputazione. Si tratta di capire se questa ricostruzione abbia solide basi, però un atteggiamento volto a ridimensionare l’accaduto conferma all’osservatore che grande sensibilità sul tema specifico del razzismo e dell’accoglienza in generale non c’è. Come quando s’è cercato di far passare per una battuta l’infelicissima definizione di orango riferita all’allora ministra Kyenge da parte di Calderoli. Oppure recentemente, a proposito delle panchine anticlochard. Inoltre esser considerata una delle capitali della Lega, che spesso sceglie la Bergamasca come teatro dei suoi exploit, aumenta i dubbi di chi leghista non è. Fermo restando che la Lega ha diritto di far manifestazione dove vuole. Ma funziona così: chi guarda dall’esterno, fa uno più uno e trae le sue conclusioni.

QUALCUNO FA FINTA DI NIENTE

Sdrammatizzare è una cosa, fingere che non sia successo niente un’altra. Persiste la sensazione che la città nel timore di peggiorare le cose tenda, in generale, ad imboccare la strada sbagliatissima di cacciar la testa sotto la sabbia. La stessa amministrazione comunale non ha brillato, quanto a decisionismo, perdendo, ad esempio, l’occasione di rappresentare i cittadini in una recente inchiesta per i danni causati da incidenti nei vari pre e post partita. Al di là delle eventuali responsabilità personali, non sarebbe stato giusto costituirsi e richiedere il risarcimento? Rinunciando, non s’esporta tutt’altra idea rispetto alla fermezza?

Al contrario, i due comunicati con cui l’Atalanta stronca il lancio di banane, si scusa e chiede collaborazione per individuare il responsabile sarebbero consoni. Perfetta la presa di posizione ufficiale. Tuttavia in ritardo, a 26 ore dai fatti. Come se prima si fosse sperato che il gesto potesse passare inosservato. I toni forti della società meritano comunque d’essere sottolineati. E’ forse la prima volta che un’istituzione – l’Atalanta a Bergamo lo è – s’assume una responsabilità senza se e senza ma.

La stessa responsabilità si richiede d’ora in poi a tutte le altre istituzioni. Scontate le dichiarazioni ufficiali dei candidati sindaco. Ma non si potrà poi continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, una volta eletti. Controproducenti compiacenza e involontaria complicità, diffondendosi in un’opinione pubblica priva di una guida consapevole, alla lunga si trasformano in omertà.