Dottrina, Vangelo, uomo. A proposito di matrimonio, sessualità e del prossimo sinodo dei vescovi

Dopo molte discussioni e alcune polemiche, clamori mediatici e risposte provenienti dalle Chiese e dai cristiani di tutto il mondo, un documento. Che – come era facile prevedere – scontenta i più ma apre una via dalla quale non si potrà tornare indietro.
Stiamo parlando dell’Instrumentum laboris (da poco disponibile e scaricabile dal sito del Vaticano: www.vatican.va) : la “traccia di lavoro” su cui i vescovi di tutto il mondo discuteranno in due tappe, la prima nel prossimo ottobre (Sinodo straordinario) e la seconda nell’ottobre 2015 (Sinodo ordinario), quando verranno prese le decisioni. A tema le questioni note riguardanti famiglie e coppie: convivenze, unioni di fatto, contraccezione, aborto, omosessuali.

Un testo che richiama in numerosi passaggi parole care a questo pontificato (compassione, pazienza e misericordia) e riconosce alcune cose ovvie ma che tali parevano non essere. La prima è l’evidenza delle diversità dei contesti e delle sensibilità locali. Attorno alla famiglia e ai temi della sessualità vi sono una pluriformità di problemi che nascono dalla diversità delle situazioni: dalla genitorialità omosessuale che ha spazio in Europa e in Nord America alla poligamia che condiziona la famiglia in Africa, dalla elevata pressione sui figli per le prestazioni scolastiche in Asia alla disgregazione per opera della guerra in Africa e Medioriente, dalla convivenza in Occidente alle unioni, in Asia, cosiddette “multi personali” tra individui di orientamenti e di identità sessuali diversi. Insomma, una pluralità di storie e di sfide che rende impossibile, astratto e ideologico volerle ridurle ad una soltanto. Con sincerità e lucidità il n. 21 dell’Instrumentum afferma: «Per la stragrande maggioranza delle risposte e delle osservazioni, il concetto di “legge naturale” risulta essere come tale, oggi nei diversi contesti culturali, assai problematico, se non addirittura incomprensibile. Si tratta di una espressione che viene intesa in modo differenziato o semplicemente non capita. Numerose Conferenze Episcopali, in contesti estremamente diversi, affermano che, sebbene la dimensione sponsale della relazione tra uomo e donna sia generalmente accettata come realtà vissuta, ciò non viene interpretato conformemente ad una legge universalmente data. Solo un numero molto ristretto di risposte e di osservazioni ha evidenziato una adeguata comprensione di tale legge a livello popolare».

Per il documento, la Chiesa sembra dunque – ed è il secondo aspetto da evidenziare – lontana dai problemi della società, dai problemi della famiglia e della gente concreta, in carne e ossa. Realtà non difficile da registrare. Che mette in scacco una proposta evangelica che non sia capace di entrare nelle difficoltà concrete ed esistenziali della nostra gente e delle varie culture.
Forse è venuto il momento – come ben ha fatto notare Bruno Forte durante la conferenza stampa di presentazione del testo – non di mettere in discussione la dottrina ma di riflettere assieme «sulle applicazioni pastorali, sul modo di proporre la dottrina… di accompagnarne la recezione e la pratica, di mostrarne in maniera chiara le potenzialità umanizzanti a fronte di una diffusa non conoscenza o incomprensione».
In fondo, il vangelo non è astrazione o ideologia ma un potente realismo di vita quotidiana e vissuta. Sarebbe il caso di interrogarci se non abbiamo ridotto la proposta cristiana ad una dottrina morale, bella e nobile, ma, in molti casi, non praticabile. Ma se così fosse possiamo ancora definirla evangelica?