Il centro culturale di via Quarenghi. La moschea e la legge

“La moschea o centro culturale islamico è aperta in via Quarenghi 23/B. Eppure in consiglio comunale ha vietato”. Così, nei giorni scorsi, un nostro lettore il quale sollecitava anche un nostro commento. Nel frattempo la notizia è apparsa sull’Eco di Bergamo, il 18 agosto. L’articolo informa che in via Quarenghi 23/B il locale è sotto osservazione. Fino a poco tempo fa vi era un negozio. Ora vi si è insediato un centro culturale islamico e, “di fatto una moschea”. La destinazione prevista dalla scheda catastale è quella di negozio di vicinato, non di centro culturale. Inoltre è impossibile ipotizzare lì un luogo di culto perché “una specifica legge regionale lo vieta”, afferma l’assessore alla sicurezza Sergio Gandi.

Si tratta di un caso interessante e, in qualche modo, esemplare. L’integrazione che, in via Quarenghi, pone già i suoi problemi, qui ha a che fare con un problema ulteriore che sono i conti con le leggi. È probabile che per una mentalità islamica centro culturale e moschea sono la stessa cosa e dove c’è l’uno si suppone che ci debba essere anche l’altro. Ma non è così per la legge italiana. Sarebbe grave errore che “per venire incontro” alla comunità musulmana si andasse contro la legge.

Si avrebbero due gravi inconvenienti. Primo: la legge, ancora una volta, non sarebbe osservata. E questo è un male per tutti. Secondo: si metterebbero gli islamici in un ghetto: loro sarebbe un gruppo cui sarebbe consentito ciò che non è consentito ad altri. Questo sarebbe un vantaggio a breve termine per loro, ma un grave svantaggio a lungo termine per tutti, perché allontanerebbe ulteriormente l’integrazione.

I musulmani hanno diritto ad avere la moschea. Ma nell’osservanza rigorosa della legge, quella italiana e non quella della sharia.