Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi. Tra istituzioni e passione ecclesiale

– Il Maurizio l’hanno fatto vescovo, dico a un amico.

– Ma perché me lo dici? È da un anno che lo hanno fatto…

– No, non il Gerva, il Malvestiti.

– Ah, anche lui!

PATRIOTTISMO ECCLESIALE

Anche lui, il Malvestiti, non l’altro Maurizio, il Gervasoni, Gerva per gli amici, vescovo di Vigevano dall’anno scorso. Maurizio Malvestiti, classe 1953, bergamasco, da Marne. Le indicazioni geografiche sulle radici del nuovo vescovo non sono secondarie. Al contrario, sono decisive. Marne è la parrocchia più bella del mondo, Bergamo è la diocesi più felicemente cattolica dell’universo intero e dintorni. Maurizio Malvestiti è, da sempre, affetto da uno straordinario patriottismo ecclesiale. “Affetto” forse è troppo negativo, come se fosse una malattia. Ma è così. Le esperienze toccate dalla sua esperienza di prete sono, tutte, invariabilmente bellissime, entusiasmanti: quelle del seminario e poi quelle, lungo gli ultimi vent’anni, alla congregazione delle Chiese Orientali, in Vaticano. “Come vanno i tuoi quattro gatti orientali”, gli si chiedeva, per sfotterlo (Le Chiese Orientali sono quelle piccole minoranze cristiane che, nel vicino Oriente, sono restate fedeli a Roma. Sono chiamate anche “chiese uniate”). A quella domanda, immancabilmente, partiva. E ti citava le antichissime realtà di quelle Chiese, le loro nobilissime storie. Naturalmente, le Chiese orientali, erano le Chiese più antiche, più belle, più tutto della Chiesa.

Il “patriottismo ecclesiastico” o, forse meglio:  ecclesiale, di Maurizio Malvestiti ha sempre esibito questa esuberanza affettiva verso la Chiesa. La quale esuberanza non era solo per difendere le “sue” Chiese orientali, ma anche per tessere i suoi legami con chi, da Bergamo, calava a Roma: se c’era da assicurare un posto a una udienza del Papa, telefoniamo al Malvestiti, se c’era da condurre a una visita a Roma, vediamo se il Malvestiti è libero… E facilmente lui era libero o si liberava.

SAPER RIDERE

Quando penso al Malvestiti, un altro tratto mi viene in mente, importantissimo. Malvestiti è uno che ride. Non è una cosa da poco nei tempi grami che ci tocca attraversare. Ride sempre, anche sulle cose serie e anche su se stesso. Davvero sa prendere tutto ridendo. Ma proprio tutto. Diciamo che il modo giocoso di parlare è il suo modo normale di porsi. Qualche volta, dietro le quinte, alcuni dei suoi amici si sono chiesti: “Ma che idea di Chiesa ha Malvestiti, tradizionale, conciliare, pastorale, teologica…?”. Diciamo che è un po’ difficile rispondere. Si potrebbe tagliare corto dicendo che le sue idee di Chiesa sono soprattutto il suo modo di viverla, perché le idee, in fondo, ci sono già. In altre parole, Maurizio Malvestiti è tipo che tende, senza forzature, senza difficoltà, a essere sanamente istituzionale. Perché, in fondo, questa è sicuramente una sua radicata convinzione, contano le relazioni più delle idee, i contatti più delle cattedre, il cuore più della testa. Con qualche rischio, evidentemente. Ma anche con qualche evidente vantaggio.

LO SPIRITO SANTO HA CAMBIATO PREFERENZE

Forse anche in omaggio al patriottismo ecclesiale di Malvestiti, la sua nomina è stata comunicata dal Vescovo a conclusione del solenne pontificale per la festa di sant’Alessandro, protettore della città e della diocesi di Bergamo. Qualche anno fa, un vecchio prete bergamasco si lamentava che, passati i tempi di Papa Giovanni “sembra che lo Spirito Santo sia andato a fare le sue uova su altri tetti”. Adesso con il Gerva e con il Malvestiti sembra che lo Spirito abbia trovato di nuovo sufficientemente attraenti i tetti delle nostre chiese e non solo i tetti. Ne prendiamo atto, magari senza eccessivi entusiasmi, sennò anche noi rischiamo di apparire, come e più del Malvestiti, affetti o afflitti, se si preferisce, da patriottismo ecclesiastico.