A Vigolo la scuola materna è scrigno di colori e socialità. L’incontro col vescovo Beschi

Quando entriamo nella scuola materna di Vigolo, i bambini sono lì, tutti compìti con i loro grembiulini, ad aspettare il vescovo Francesco Beschi, che è arrivato in questo paese di circa seicento anime per una tappa del suo pellegrinaggio pastorale nella Fraternità 2 della Cet (Comunità ecclesiale territoriale) 5, Sebino-Valle Calepio.

Ogni dettaglio, dai cartelloni appesi alle pareti ai festoni, i disegni, l’esplosione di colori, i tanti giochi di questa scuola – piccola ma allestita con amore – parla di attenzione e di cura nei confronti dei più piccoli. E mostra senza bisogno di parole quale posto occupi una struttura come questa in un piccolo centro di montagna: “Ne rappresenta il cuore – dice il parroco don Giovanni Battista Bettoni, che è nato qui – è ciò che permette al paese di restare vivo”.

Ci sono quasi otto chilometri di tornanti da Tavernola a Vigolo. Ci vuole un po’ per arrivarci, una ventina di minuti, forse di più per chi non conosce la strada. Alcune possibilità di lavoro sul posto sono offerte da tre piccole fabbriche di guarnizioni e dal caseificio “Latteria Bronzone”, che usa materie prime locali di una decina di aziende agricole, con oltre mille capi di bestiame. Ma ci sono anche molti pendolari che si spostano nei paesi vicini.

Nonostante i disagi e la scarsità di servizi, come sottolinea il vicesindaco Battista Bettoni, “negli ultimi anni quasi tutte le coppie che si sono sposate si sono fermate in paese”. Guardandosi intorno, all’incontro con il vescovo, si vedono tante madri giovani con i figli più piccoli in braccio.

“Prima vivevo a Milano – racconta per esempio Cassandra, mamma di Rayan, alunno della scuola materna, e di Tyler, di pochi mesi -, mi sono trasferita sette anni fa per amore, perché mio marito è di Vigolo. Non mi sono pentita, la vita qui è migliore. C’è un po’ di scomodità nei trasporti, ci sono meno servizi, ma in compenso respiriamo aria pulita e i nostri figli crescono a contatto con la natura, in un luogo in cui tutti si conoscono”. 

In questo momento gli iscritti alla scuola materna sono dodici, mentre alle elementari, gestite come pluriclassi, come accade ormai di frequente nelle località di montagna, ce ne sono una cinquantina. Un tempo c’era anche la scuola secondaria di primo grado, ora invece i ragazzi si spostano a Tavernola con l’autobus.

I bambini accolgono il vescovo con un’esplosione di allegria. Hanno preparato alcune canzoni da cantargli, con la guida della maestra Simona e sotto l’occhio vigile dell’assistente Marzia. Le loro voci fresche risuonano nel salone. Monsignor Beschi li ascolta e sfoglia l’album di disegni che hanno preparato per lui. Risponde divertito alle loro domande: “A che ora ti alzi al mattino?” “Qual è il tuo colore preferito?” “Ti piaceva andare all’asilo?” “Facevi il bravo con i tuoi genitori quando eri piccolo?”. L’incontro si svolge in un clima semplice: dialogo, preghiera, una benedizione, con le risate e i giochi dei bambini sempre in sottofondo. Un’occasione per incontrare e offrire sostegno a questa piccola comunità.

Non è semplice mantenere aperta la scuola materna in questo contesto, per farlo è necessario uno sforzo corale: “Ognuno dà un contributo – sottolinea don Giovanni Battista -. Affiancano la parrocchia il Comune e i genitori, promuovendo attività creative di raccolta fondi. È un’attività che riguarda tutti, se a un certo punto non fossimo più in grado di proseguire, la decisione dovrebbe essere presa da un’assemblea plenaria”. 

Un tempo a Vigolo c’erano le suore Orsoline di Gandino, che negli anni Sessanta gestivano una colonia estiva in un grande edificio ora abbandonato, in cui si trovava anche la sezione locale delle scuole medie. Al momento di lasciare il paese, intorno al 2000, hanno contribuito a realizzare gli spazi in cui ora sono ospitati la scuola materna al piano terra e alcuni locali per le attività parrocchiali al piano superiore: “Destiniamo una gran parte del ricavato di feste e sagre alla scuola – spiega Claudio Vitali, volontario della parrocchia -. La consideriamo una sfida collettiva, sul quale si gioca il nostro futuro, anche per questo siamo felici di mostrarla al vescovo. La nostra ora è una realtà vitale, animata da associazioni come gli Alpini, la Proloco e la Polisportiva. La popolazione è diminuita, ma non perdiamo la speranza”.