Iniziano le scuole. Tra disincanto e speranze

Incominciano le scuole: venerdì 12. Sabato 13 alcune scuole sono già senza lezioni e, tutte sono chiuse, naturalmente, domenica. Mi sono ricordato di un fatterello simpatico dei bei tempi che furono. Quell’anno le lezioni iniziavano il 2 ottobre (bei tempi davvero, quelli!). Nella bacheca della scuola il diligente segretario aveva esposto il suo bel calendario. 2 ottobre: inizio lezioni; 3 ottobre: lezioni; 4 ottobre: vacanza (s. Francesco). Un mio compagno, quello che sapeva ridere su tutto, aveva scritto vicino al “vacanza” del 4 ottobre: “era ora!”. Forse, sotto sotto, siamo contenti che, anche quest’anno, i nostri cuccioli e cucciolotti abbiano appena il tempo di mettere il naso a scuola per poi riposarsi subito dell’immane fatica degli inizi. Era ora!

LA SOCIETÀ PRENDE I SUOI RITMI DALLA SCUOLA

Iniziano le scuole, dunque. Le ferie terminano definitivamente, il lavoro riprende per tutti e la fisionomia dei nostri paesi e della città cambia, soprattutto il traffico. Non è un’esagerazione, penso, se si dice che buona parte della intera società dipende dalla scuola. Mi pare trattarsi di un “dato” discretamente scontato. Mi vengono in mente un paio di considerazioni.

La prima considerazione, disincantata. Siamo una società che, senza particolari proteste, si misura sulle necessità dei ragazzi. Avviene nella società quello che avviene nelle famiglie: i figli dettano legge. Non sono i figli che si adattano alla famiglia, ma viceversa. Se si volesse ricorrere a un’immagine biblica, siamo la balena di Giona che si mette in pancia i suoi piccoli e li protegge. Fa un po’ fatica, la balena, a sputarli, alla fine, sulla terra ferma, perché se la sbrighino. Preferisce tenerseli in pancia perché lì sono al sicuro. Qualche scuola di psicologia direbbe che siamo più materni che paterni, amiamo di più andare in acqua e nuotare con i ragazzi e spesso al loro posto, piuttosto che buttarli in acqua perché nuotino da soli.

SI SPERA NONOSTANTE

La seconda considerazione, speranzosa. Tutta questa attenzione ai giovani e soprattutto ai giovani che vanno a scuola, dice che questa società, nonostante le ansie che sta attraversando, culla ancora, in qualche angolino sperduto del proprio animo, una qualche forma di speranza. Si pensa, cioè, nonostante tutto, che questa società abbia ancora un futuro. Un futuro dislocato rispetto agli adulti, un futuro che appartiene più a quelli che devono ancora viverlo più che a quelli che l’hanno già vissuto. Ma ci si sforza di pensare che, per questi ultimi, un futuro esiste. E se esiste per loro, esiste in qualche modo per tutti.
Auguri e buon anno scolastico.