Il Sinodo e la famiglia, argomento “di confine” che non interessa soltanto la Chiesa

Inizia il Sinodo, in Vaticano. Ce ne sono stati tanti altri di Sinodi, dal primo, nel 1967, all’ultimo, nel 2012. Se la conta non falla, tra ordinarie straordinari, dovrebbero essere stati 25. Quello che si svolge in questi giorni è dunque il ventiseiesimo.

Di solito, la fisionomia dei sinodi è prevalentemente ecclesiale. Nel senso che se ne parla – poco – dentro la Chiesa e non se ne parla o se ne parla pochissimo fuori: finora sono stati quasi sempre eventi per addetti ai lavori. Questo si annuncia sensibilmente diverso. L’argomento è la famiglia e, dentro la vastissima problematica della famiglia, la vexata quaestio della possibile riammissione dei risposati ai sacramenti. È un tema che fa notizia e non solo dentro la Chiesa. Ma la notizia è uscita dalle stanze vellutate delle curie e delle chiese anche perché se ne è parlato, e se ne è discusso dentro la stessa Chiesa. La Chiesa che fatica a decidere fa notizia molto più di una Chiesa tranquilla che propone tranquillamente la sua verità.

E fa notizia soprattutto quando gli argomenti toccano aree di confine tra la Chiesa e la società. Se si fosse discusso, che so, della cristologia moderna, non ne avrebbe parlato nessuno al di fuori della Chiesa. Invece quando la Chiesa parla di matrimonio – come di politica, di economia, di immigrazione… – allora ciò che dice la Chiesa fa notizia anche fuori. Niente di strano, in questo. La Chiesa ha una sua identità, ma questa identità nasce anche dal confronto con gli uomini e la loro storia. A rigore, senza questo confronto, non ci sarebbe neppure la Chiesa. La Chiesa, infatti, o è per gli uomini o non è ed essa si deve interessare degli uomini sempre e parlare di loro e soprattutto con loro. Gli uomini, invece, parlano con la Chiesa e della Chiesa soprattutto quando la Chiesa parla di loro.

Questo squilibrio per cui la Chiesa deve sempre interessarsi a degli interlocutori che si interessano di essa soltanto qualche volta è una componente di quello che si chiama il servizio al quale essa è chiamata. La Chiesa quando fa bene il suo “mestiere” si appassiona degli uomini a prescindere da quanto gli uomini si appassionano di lei.
Sarebbe interessante approfondire questo aspetto e verificare quanto la Chiesa di Papa Francesco abbia spinto avanti questo profondo interesse per gli uomini fino al disinteresse per sé. Il tema è affascinante e sarà utile verificare fino a che punto questo vitale “squilibrio” sarà presente anche nei lavori del Sinodo.