Santi e morti

Si avvicinano santi e morti. Devo dirtelo, cara suor Chiara, so che non si dovrebbe separare l’una festa dall’altra. Ma quando vado al cimitero e vedo la tomba di mio padre e di mia madre che io adoravo, ti confesso che penso ai santi di straforo, e solo perché provocato dai miei morti, non viceversa. Tu pensi che la mia fede è un po’ zoppicante? Alberto

TUTTI SANTI

La santità, caro Alberto, non è qualcosa di riservato solo a quei fratelli che noi conosciamo perché innalzati agli onori degli altari, ma appartiene alla natura della vita cristiana: è la partecipazione alla stessa di vita di Dio che ci è stata donata nel Battesimo. La Chiesa ha voluto celebrare in un’unica festa il ricordo di tutti i santi, quelli conosciuti e quelli sconosciuti, quelli ufficialmente canonizzati e quelli che non lo saranno mai, quelli che hanno lasciato un segno visibile nella storia e quelli che sono passati inosservati. Contempliamo una moltitudine immensa di persone che nessuno può contare, di ogni lingua popolo e nazione e di cui anche noi facciamo parte.

I MORTI TRA MEMORIA E SPERANZA

In questa scia luminosa di fratelli e sorelle sappiamo che ci sono figure a noi vicine che hanno vissuto con coerenza, dandoci una bella testimonianza di vita cristiana che rimane inscritta in maniera indelebile nei nostri cuori. L’amore e il culto dei nostri cari defunti diviene allora un fare memoria del bene ricevuto, dei doni riversati nelle nostre esistenze, attraverso la loro vita. Ricordarsi dei nostri cari, degli amici o di quanti hanno lasciato tracce profonde in noi, perché sono passati beneficandoci, è la realtà più naturale e più diffusa nel mondo. La loro memoria ci apre alla preghiera di intercessione: essi sono già in Dio il quale conosce la loro santità di vita. Noi sappiamo che essi sono nell’Amore e attendono di partecipare alla resurrezione finale attraverso la quale saremo tutti nel Signore. Guardare con affetto e memoria grata ai nostri cari defunti non deve fermarci a un ricordo nostalgico del passato, ma deve animare l’oggi nella speranza certi che la loro presenza ci accompagna e il loro esempio illumina la nostra esistenza. La loro vita diviene eredità preziosa da non sciupare, ma da accogliere e ritradurre in vita e in sapienza. Riferirci ai nostri morti è aprire uno squarcio di eternità, una piccola storia di santità impressa in noi e nel mondo, in quella comunione dei santi che ci riunisce tutti in un unico corpo che è la Chiesa. Pregando per loro noi siamo invitati a porci le domande sulla vita e sulla morte, a chiarificare le ragioni del nostro vivere per dare significato al nostro morire.

CIÒ CHE RIMANE È L’AMORE

Se non siamo superficiali, il legame coi defunti diviene provocazione, accesso a un profondità di vita che va oltre i legami naturali e parentali e si schiude a una fraternità universale. Essi ci dicono che non siamo soli: loro ci hanno preceduti e ci attendono. Ci hanno indicato la via e ci orientano verso quella beatitudine riservata agli amici di Dio. Loro assumono la funzione di mediatori, rafforzando la nostra fragile fede e aprendoci a una carità operosa. In questi giorni nei quali il legame con le persone care che ci hanno lasciato si fa intenso, la loro assenza tinge di una velata nostalgia l’esistenza, rimaniamo ancorati alla bellezza del loro ricordo e della loro testimonianza. L’onore e il ricordo che anche tu, Alberto , porrai sulle loro tombe , sia espressione di un cuore carico di fede che, mentre intercede per loro, chiede la forza di dilatare il cuore all’Amore. Il tempo scorre velocemente come un soffio di vento che tutto porta con sé. Ciò che rimane è l’amore, la via di santità per tutti, ciò che durerà per sempre. Per te, per noi, si possa dire al termine della vita: noi abbiamo creduto all’Amore!