Santa Lucia e l’asino rapito. Ma ce la farà a liberarlo in tempo?

Ma siamo proprio sicuri che Santa Lucia ce la farà ad arrivare? E se qualcuno rapisse il suo asino? E se… Ce lo racconta lo scrittore bergamasco Alessio Mussinelli. Buona festa a tutti, grandi e piccoli.

-Siamo pronti?-

L’asinello ragliò un sì annusando i due sacchi di iuta zeppi di giocattoli e dolci da lasciare nelle case dei bambini.

-E questo?- gli chiese Santa Lucia indicando un paiolo di rame ricolmo di carbone.

L’asinello fece spallucce.

Il carbone era destinato ai bambini della Banda del Lupo, un gruppo di ragazzetti pestiferi e monelli, ma non gli andava di portarlo con sé. Non gli piaceva regalare carbone, nemmeno ai bambini che se l’erano guadagnato a suon di scherzetti, nemmeno a quelli della Banda del Lupo che ne ricevevano ogni anno in grandi quantità.

-Dovremo consegnare anche questo- meditò Santa Lucia.

L’asinello fece una smorfia scoprendo i denti bianchi e quadrati.

Santa Lucia mise il paiolo vicino ai sacchi di doni. – Sei troppo buono – lo ammonì.

L’asino, oltre che buono, covava un brutto presentimento che da due notti gli impediva sonni tranquilli. Dopo essersi coricato sul suo mucchio di paglia secca, aveva sognato d’aver riempito di giocattoli e dolciumi ogni cameretta, e di essersi divertito così tanto d’aver scordato la strada di casa. Allora aveva iniziato a vagare per le strade, in salita e in discesa, tra i sentieri dei boschi e sulle vie illuminate della città, senza tuttavia riconoscere nessun luogo. Smarrito e esausto, aveva chiesto aiuto a alcuni ragazzi, ma quelli avevano riso alle sue spalle per via delle sue orecchie a punta.

-Sei un vero asino. Ti sei scordato la strada di casa- ridevano a crepapelle.

In preda al panico l’asinello era corso via più veloce che poteva, fino a cadere in un dirupo buio e profondo. A quel punto, spaventato e con la fronte grondante di sudore, si svegliava dall’incubo e riconosceva il mucchio di paglia secca.

Santa Lucia leggendo la preoccupazione negli occhi del suo fedele compagno, gli accarezzò il muso gentilmente. -Andrà tutto bene, cerca di riposarti, domani sarà una lunga notte di consegne. Avremo bisogno di essere in forze-.

L’asinello si coricò nel letto secco scricchiolante e fece un sonno profondo e senza sogni che lo ricompensò dell’incubo delle notti precedenti, ma quando riaprì gli occhi, anziché la mano fine e delicata di Santa Lucia pronta a mettersi in viaggio, vide una manaccia sudicia con lunghe unghie annerite.

-L’abbiamo preso!- urlava il possessore della mano, un ragazzetto coi capelli di muschio e un gilet sbrindellato. Tutto attorno a lui un’orda di ragazzini ballava e schiamazzava. -Benvenuto nel covo della Banda del Lupo-.

L’asino provò a alzarsi, ma le sue zampe erano bloccate a una catena che si attorcigliava su un tiglio mezzo secco.

-Quest’anno niente carbone- esultava vittorioso il ragazzo col gilet.

L’asino capì che il cattivo presentimento si era realizzato e ragliò un pianto al quale i bambini risposero con risa ancora più sguaiate.

Come sarebbe riuscita Santa Lucia a consegnare in tempo tutti i dolci e giocattoli senza il suo aiuto? Cosa avrebbero pensato i bambini buoni, che al loro risveglio non avrebbero trovato alcun regalo?

L’asino si lasciò cogliere dallo sconforto, mise il muso lungo e triste tra le zampe e ripiombò nel sonno fino al tramonto, quando la festa dei bambini terminò e l’asino fu svegliato da un cri-cri vicino l’orecchio.

-Che ci fai qui?- gli bisbigliò un topolino bianco latte. -Non dovresti essere con Santa Lucia, a consegnare dolci e regali?-.

L’asino mostrò al topolino le spesse catene che lo tenevano ancorato al tiglio. -Mi hanno rapito per non ricevere il carbone-.

Il topolino camminò sulle sue corte gambe tozze fino a raggiungere il lucchetto della catena. -Questi barbagianni della Banda del Lupo- soffiò. -Non crederanno di rubare la notte di Santa Lucia a tutti quanti!- protestò mettendo la coda nella serratura del lucchetto. -Adesso ti libero-.

Il roditore agitò la coda su e giù finché sentì il lucchetto scattare. Lo aprì con un calcio e liberò le zampe del ciuco. L’asino si alzò facendo cadere la catena a terra.

-Shhh- gli fece il topolino mettendosi l’indice sulle labbra. -Fai piano o questi barbagianni si sveglieranno e ti metteranno di nuovo le catene-.

L’asinello si mise in punta di zoccoli, uscì dal covo della Banda del Lupo con il topolino sulla schiena, e corse a più non posso verso la casa di Santa Lucia.

-Asinello mio, ti ho cercato ovunque, che fine avevi fatto? Non riusciremo mai a consegnare tutti i regali prima del mattino-.

L’asinello non rispose. Si gettò i sacchi di giocattoli e dolciumi sulle spalle e serrò tra i denti il manico del paiolo zeppo di carbone, scalpitante alla partenza. Veloce come non mai, passò in rassegna ogni cameretta e lasciò i regali e caramelle a ciascun bambino. Lasciò soldini di cioccolato, dolci alla frutta, torroncini e caramello. Si rifocillò con la paglia, la farina di mais e l’acqua che i bambini avevano lasciato sul tavolo per ringraziarlo dei doni, e prima che il sole sorgesse, stanco e affaticato come non si era mai sentito, tornò nel covo della Banda del Lupo con il paiolo pieno zeppo di carbone.

Il ragazzetto coi capelli di muschio lo vide arrivare e si chiese come avesse fatto a liberarsi dalle pesanti catene.

– Nessuno di voi si è comportato bene a casa e a scuola – disse Santa Lucia svegliando tutta la banda. – Nessuno di voi ha obbedito ai genitori e ai nonni. Nessuno di voi è stato generoso con gli amici, né si è dimostrato buono con gli altri. Per questo non vi siete meritati dolci e giochi, ma un paiolo pieno di nero carbone -.

I bambini fecero un mugugno desolato. Santa Lucia diede il carbone al ragazzo col gilet. – Su, forza, assaggialo -.

Il bambino morse il carbone e i suoi occhi umidi di lacrime si riepirono di gioia. – È di zucchero – si felicitava con tutti. – È carbone di zucchero. Grazie Santa Lucia -.

Santa Lucia gli carezzò i capelli di muschio. -Non ringraziare me. Ringrazia il mio caro amico asino che ha insistito a farvi dono di questo carbone dolce per incoraggiarvi a essere più buoni e bravi. Ma badate bene, se l’anno prossimo farete ancora i monelli, riceverete carbone vero a bizzeffe-.

Tutti i componenti della Banda del Lupo ringraziarono l’asino e gli accarezzarono il muso chiedendogli scusa d’averlo rapito.

– E tu che farai?- chiese Santa Lucia al topolino bianco, che era rimasto aggrappato al pelo dell’asino tutto il tempo, senza dire una parola. Il topolino fece spallucce.

– Se vuoi restare con noi, conosco una fata che avrebbe bisogno di un aiuto a raccogliere i dentini persi dai bambini. Bianchi come il tuo pelo -.

Il topolino annuì soddisfatto, e tutti insieme fecero ritorno alla casa di Santa Lucia dove si stavano già preparando i regali dell’anno venturo.