Bruno Bozzetto: troppo Natale, è sempre festa. Abbiamo perso la meraviglia

Il nostro dossier di questa settimana è speciale: quattro interviste, quattro punti di vista diversi e “non allineati” sul Natale, attraverso i linguaggi della cultura e dell’arte: dalla filosofia alla musica, dalla fotografia ai cartoni animati.

“Non mi piace il Natale, è diventato un impegno, non più un piacere”. Bruno Bozzetto, cartoonist, è lapidario: anche questa, che è da sempre la più magica, la più sentita, è diventata una delle molte feste, ne abbiamo smarrito il senso più profondo.
Cos’è che non le piace del Natale?
“Tutta la macchina dei festeggiamenti parte con troppo anticipo, c’è una preparazione spropositata. Appendere le luminarie quasi un mese prima a mio parere è eccessivo. E a dire la verità quest’anno c’è stata più moderazione rispetto a qualche anno fa. Tutto questo apparato toglie la magia, sembra quasi la preparazione del set di un film: prossimamente su questi schermi il giorno 25 dicembre…”
Che cosa pensa degli auguri? Oggi non si scrivono quasi più biglietti, solo email…
“Grazie a internet inviare gli auguri è diventato un mestiere, ce ne sono milioni che si intrecciano e non hanno più il valore di una volta. Adesso dal telefonino ne van via migliaia, ma è un po’ come mangiare senza sale. Il gesto si è spersonalizzato”.
Lei come festeggia il Natale?
“Senza regole. Abbiamo una famiglia molto numerosa. Mia moglie ha 11 fratelli, quando ci riuniamo tutti la casa si riempie di gente. Anche quest’anno staremo in famiglia ma senza formalità, senza esasperazioni, con tranquillità, senza nessun pranzo ufficiale. Certi modi di festeggiare avevano un senso forse un tempo, oggi non più. Mangiamo sempre bene, in modo abbondante, cosa c’è di speciale nel pranzo di Natale?Anche il carnevale a che cosa serve? Ci si mette in costume tutto l’anno. Il mondo cambia e a mio parere bisogna cambiare la mentalità, adeguarla alla sensibilità degli uomini di oggi. Un tempo il Natale era una vera magia, oggi è una magia da supermercato”.
E quando era bambino?
“Da bambino sì, ricordo la meraviglia, la neve che cadeva. Quando avevo sette o otto anni stavamo tutti seduti su un muretto e guardavamo il cielo. Facevamo a gara a chi riusciva a scoprire le luci della slitta di Babbo Natale. C’era sempre qualcuno che riusciva a vederle. Sarà stato nel ’43-’45. I regali arrivavano soltanto in quel giorno. Oggi si fanno tutto l’anno. Desideravamo, chiedevamo una cosa per mesi, l’aspettavamo con ansia. I desideri oggi si soddisfano subito”.
Qual è il regalo più bello che ha ricevuto?
“Una macchinina che aveva montato mio padre, e ce l’ho ancora, la tengo sulla scrivania. In un’epoca in cui i giocattoli erano un po’ rudimentali quel modellino aveva le gomme vere e lo sterzo che funzionava. Quando la ricevetti fu proprio un Natale magico. Un tempo quando si comprava un libro o si guardava un film era atteso e desiderato. Oggi siamo smarriti in una massa di oggetti, di prodotti, di immagini. Anche il Natale è stato travolto da questa corrente”.
Come sono i suoi auguri di Natale?
“Faccio sempre delle piccole cose: un filmato, un disegno. E’ quasi un obbligo, anche se è divertente. Per gli auguri bisogna inventare sempre qualcosa di nuovo. A volte i miei lavori sono un po’ irriverenti, è un modo per ragionare sulla festa, per mostrarne aspetti meno scontati. Come questa vignetta che vedete, con le renne impegnate a giocare col telefonino e Babbo Natale in ritardo e molto arrabbiato. Babbo Natale dal punto di vista dei cartoni animati è uno dei personaggi più divertenti. Un altro elemento sul quale mi piace giocare, per esempio, è il camino. La cosa più bella del Natale è la neve, ma non abbiamo più neanche quella”.
Cosa si può fare? Provare a rendere la festa più semplice? Togliere qualcosa?
“Sarebbe bello, ma togliere è molto difficile, è più facile aggiungere. Come è più facile dire sì che no. Succede anche nella segnaletica stradale: ci sono troppi cartelli e va a finire che gli automobilisti restano disorientati e non li seguono più. Anche per il Natale è lo stesso: perdiamo facilmente la strada”.