Natale/Chiamati a rinascere

Sul Natale si sono depositate nei due millenni passati le polveri della storia: riti, simboli, tradizioni precedenti o posteriori la nascita di Gesù, che si sono intrecciati dai primi secoli del Cristianesimo, nelle sue varie tradizioni e Chiese fino ad oggi. Il presepe, l’albero, Babbo Natale, gli scambi di regali, le feste familiari… si sono sovrapposti al nucleo sacro della ricorrenza, laicizzandola costantemente e in modo variabile lungo i secoli.

IL NATALE E LA CULTURA DEGLI UOMINI CHE LO RIVIVONO

Non c’è da scandalizzarsene, d’altronde. La nascita di Cristo alla storia del mondo viene vissuta dagli uomini in carne e ossa, secondo le loro culture e tradizioni, come un evento che genera un nuovo inizio delle loro biografie e delle loro storie. A parte l’incertezza dell’anno della nascita di Gesù – collocabile tra il 7 e il 4 avanti Cristo – il giorno è ovviamente sconosciuto. Perciò la festività natalizia è una costruzione storica, che ha a che fare sia con il processo di cristianizzazione delle feste pagane – dai Saturnalia alla festa del Natalis Solis Invicti – incominciato ben prima di Costantino, sia con le tradizioni ebraiche. Ma Origene osservava che nelle Sacre scritture solo i peccatori festeggiano la data del proprio compleanno! Il che potrebbe suonare come una presa d’atto dell’umanità di Cristo rispetto alle posizioni gnostiche e spiritualiste. La storicità del Natale – documentata, secondo lo storico Paul de Lagarde, già dal 221 nella Cronografia di Sesto Giulio Africano e dal Chronografus di Furio Dionisio Filocalo del 336 – è la condizione per cui il ricordo della nascita di Gesù permane, ma viene anche spinto dietro le quinte dall’irrompere di una socialità dei regali e dei consumi, a misura di tredicesima, dei viaggi esotici in terre lontane.

LO STACCO DELLA SOLITUDINI PER CAPIRE

Pertanto, per cogliere l’evento è necessario praticare l’epoché della solitudine – la sospensione delle voci e delle grida quotidiane – per ricollocarsi, mettersi di fronte al proprio destino. La prospettiva che l’avvento storico di Cristo ha fatto intravedere agli uomini è che la storia degli uomini non è l’eterno ritorno su se stessa, lungo una spirale senza fine. E’ una storia aperta, consegnata alla libertà umana. L’uomo non è prigioniero dei determinismi biologici e sociali. Può cambiare. Il messaggio non è che l’uomo debba o possa divinizzarsi: questa è l’interpretazione gnostica e neoplatonica, tipica di tutti gli “spirituali”, di tutti “i catari”, di tutti “gli eletti”.

VIVERE LA PROPRIA SOLITUDINE COME UN DONO

E’ più semplice e più radicale: che l’uomo possa e debba umanizzarsi. Non si può sfuggire alla propria condizione di finitudine, ma la si può vivere come un dono, non come una dannazione. Non è facile: non c’è Natale festeggiato nella storia, che non abbia avuto attorno uno scenario di sangue e di violenza. Così anche quello dell’anno 2014. Eppure il Natale ti chiama a rinascere, a sviluppare quella dotazione di speranza che è data a ciascuno di noi, quando veniamo alla luce del mondo. Non è facile…