In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta (Vedi al Vangelo di Luca 2, 1-14, per la messa di mezzanotte. Per leggere i testi liturgici del Natale, clicca qui).
Che strano, questo Dio che fa di tutto per non apparire Dio! Il Dio della paglia, della mangiatoia, degli stracci, della stalla, dello sporco… E poi il Dio sbeffeggiato, picchiato, crocifisso… Non ci presenta nulla di straordinario che ci costringe a credere. Se ci affidiamo a lui è solo perché lo abbiamo deciso noi, non perché ce l’ha imposto lui. La sua divina ritrosia è lo spazio della nostra libertà.
Di fronte a un Dio siffatto, non abbiamo nulla da offrire. E siamo sempre nella notte, in una situazione di incertezza, di difficile ricerca, di fatica a trovare i motivi buoni per vivere, per vivere bene, per vivere comunque. Eppure gli angeli cantano per noi e ci annunciano la bella notizia. La notizia più bella, dunque, è sì che Dio nasce, ma è ancora più inatteso il fatto che quella nascita è per noi. Non solo: nasce in piena notte. La tradizione cristiana è stata geniale nel collocare la nascita di Betlemme nella notte più profonda. Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo rapido corso: è allora che Dio nasce. La luce del Natale splende dunque quando non c’è luce. I simboli ci dicono, con una straordinaria efficacia, che non esistono buchi neri nella vita umana, vuoti di Dio, irrimediabili senza senso. Quando è notte, Egli la illumina.
Buon Natale a tutti. Auguri di saper trovare la luce, anche in piena notte.