Il sindaco di Torre Boldone: demagogo, zelante e disinformato. Una immigrata e le suore ci rimettono

Foto: panorama di Torre Boldone

Che sia l’opposizione ai profughi ospiti alla Cà Matta («anche per mancanza di garanzie igienico-sanitarie. Si parla tanto del virus Ebola», disse in una effervescente intervista) o l’istituzione delle ronde, o meglio, come le chiamano da quelle parti, dei VOT, Volontari Osservatori del Territorio, cittadini che monitorano il paese passeggiando alla ricerca di facce sospette, Claudio Sessa, Sindaco di Torre Boldone, eletto nel 2009 con la Lega e confermato nel 2014 a capo di una lista civica, sa come bucare i media e finire sulle pagine di giornali e social network. Peccato per lui che l’ultima sua uscita sia sotto il segno della disinformazione. Speriamo non voluta.

I FATTI

Riassumiamo la questione per chi ancora non la conosce. Una giovanissima ragazza nigeriana qualche mese fa approda a Lampedusa quando ancora era in vigore l’operazione Mare Nostrum. Come tanti altri, viene dirottata in un centro di Taranto e attraverso l’intervento dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) si scopre che è destinata allo sfruttamento. Le viene spiegata la situazione e, coraggiosamente, decide di collaborare, con una denuncia, nello scoprire gli sfruttatori. Per evidenti ragioni di sicurezza, viene deciso di allontanarla dal Sud. Occorre trovare una comunità, a diverse centinaia di chilometri di distanza, che lavora con le vittime della tratta. Ne viene individuata una, iscritta al Registro, che da anni opera a Torre Boldone, gestita da suore conosciute da sempre per la loro cura e dedizione. Nel frattempo, il Tribunale dei minori di Taranto passa la competenza al tribunale di Brescia, il quale con decreto del giudice tutelare, come da prassi stabilita dalla legge, affida al Comune dove la comunità è situata, quindi a Torre Boldone, la minore in questione, ordinando al Comune di predisporre un progetto educativo e di inserimento sociale e di assumersi le spese che la realizzazione di questo progetto avrebbe comportato. Soldi che il Comune deve solo anticipare perché poi viene rimborsato dall’ente statale preposto. Quando Sessa vede il decreto del Tribunale va su tutte le furie. Non serve spiegargli che c’è un decreto del Tribunale e non una richiesta interessata della comunità che, peraltro, in trentacinque anni di presenza sul territorio ha accolto gratuitamente molte donne senza chiedere un centesimo al Comune. E questo, anche se non finisce sui giornali, lo possono confermare in tantissimi in quel di Torre. Preso dall’ardore, Sessa risponde che, a costo di andare in galera, farà un “casino mai finito” e che lui non toglie i soldi dei vecchi e degli handicappati per darli a una extracomunitaria! E così ha fatto: una delibera di giunta contro il decreto di affido del Tribunale dei Minori.
Due interviste e qualche dichiarazione e il rimbalzo mediatico è assicurato. Che ignorando la verità dei fatti, azzerando la complessità delle questioni e giocando sulla facile demagogia, insiste sul rifiuto del Sindaco di pagare «lo stipendio quotidiano da profugo minorenne – 65 euro – chiesti da una comunità religiosa per mantenere una sedicente profuga» (sic!). «Con quei soldi pago una mezza pensione in un buon albergo a Livigno» dice il prode Sessa che nel frattempo, scrive a Renzi, al Tribunale dei Minori, all’Oim. Nel tritacarne dell’informazione, un sito riesce perfino a scrivere cosi: «Nessun commento da parte delle suore manager della comunità Marinella che ospitano – a spese nostre – la ragazza».

IL SINDACO CHE DEVE TUTELARE LEGGE E PRIVACY OFFENDE E L’UNA E L’ALTRA

Lascio stare le valutazioni morali. Ho troppa stima della comunità cristiana di Torre Boldone (che conosco bene, essendo spesso invitato a tenere incontri) e della sua intelligente e generosa attività caritativa per pensare che possa riconoscersi nella scelta del primo cittadino. Lo stesso che nei giorni di San Martino, patrono della parrocchia, in un Consiglio Comunale straordinario aveva affermato che la solidarietà va bene ma va fa fatta prima “ai nostri” e altre amene considerazioni.
Vorrei soltanto ricordare a Sessa due dimenticanze gravissime. Soprattutto per uno come lui che quando parla e interviene lo fa in forza del suo essere funzionario pubblico, non un tribuno. Funzionario pubblico che ha il compito di rispettare e far rispettare la legge non di trasgredirla. La prima è che la vicenda ha al centro una minore non accompagnata, che va tutelata. Il Sindaco ha sbandierato il nome della Comunità, ha detto che è una ragazza, che è nigeriana e anche se ha fatto mettere solo le iniziali del nome, oramai tutto il paese sa chi è. E la privacy?
Secondo. La Comunità in questione è a indirizzo segreto, per ragioni di sicurezza delle operatrice che vi lavorano e delle donne che sono accolte. Le dichiarazioni incaute del Sindaco hanno portato sotto la porta di casa della comunità giornalisti della carta stampata e dei telegiornali. Una pubblicità che al Sindaco può essere servita (speriamo almeno a preparare il progetto educativo che il Comune deve assolutamente predisporre, – finora non l’ha fatto – entro il 15 gennaio prossimo). Alla comunità no. Ed è molto pericolosa.

GLI AMMINISTRATORI DOVREBBERO AVERE A CUORE IL BENE DI TUTTI. DOVREBBERO

Per finire, un consiglio. I tempi che ci aspettano saranno di difficile gestione. La crisi infinita sta bussando a porte impreviste, i toni si alzano, cosi come la confusione e lo scontro sociale. Compito di chi amministra, a prescindere dalle idee politiche che professa, è quello di avere a cuore il bene comune. Che è il bene di tutti ma, in modo particolare, chi fa più fatica. Lavoriamo con passione per avere paesi lindi ma, soprattutto, paesi più inclusivi e solidali. Dove sia bello riconoscersi uomini tra uomini. Il resto è fiction, con attori più o meno improvvisati, e lascia il tempo che trova.