L’Isis non è l’Islam. Vero. Ma nasce dentro l’Islam e vi rimane

L’Isis non è l’Islam. Lo affermano in molti. Lo ha detto anche il nostro collaboratore Daniele Rocchetti, commentando il bellissimo film Timbuktu, sul nostro settimanale: non dobbiamo confondere la violenza dell’Isis o di chiunque altro con l’Islam. Totalmente d’accordo. Ma: c’è un ma. L’Isis non è l’Islam: vero, verissimo. Ma nasce dentro l’Islam e vi rimane. I terroristi che ammazzano i cristiani e musulmani lo fanno anche in nome della loro fede e loro fede è quella del Corano. In altre parole: l’esperienza dell’Isis è un’interpretazione sbagliata della fede musulmana, ma parte da essa.

CRISTIANI E BRIGATISTI ROSSI

Vorrei spiegarmi meglio con un ricordo. Quando, in Italia, ci fu il fenomeno delle brigate rosse, molti di noi si chiesero se, per caso, quel fenomeno non avesse avuto qualche rapporto con una certa interpretazione aberrante del cristianesimo. E qualcuno rispose che sì. Un cristianesimo senza mediazioni, senza sensibilità storica, astratto porta – meglio: può portare – a ideologie totalitarie nelle quali la verità è assoluta, piove dall’alto e fa violenza alla realtà. Si vive la politica come se fosse una fede: è la radice di ogni fondamentalismo. Ce lo chiedevamo, questo, di fronte a gente, i brigatisti, che avevano rinnegato le loro radici cristiane e si dichiaravano atei.

“I BARBARI IN CASA NOSTRA”

Ora di fronte all’Isis credo si debba fare un’operazione simile. Come mai interpretazioni così aberranti che si rifanno così esplicitamente a quella fede? Dire che non c’entra mi pare insufficiente. Mi pare invece più corretto dire che c’entra. Si tratta di vedere in che misura e in che forma. L’Islam davvero non offre nessun appiglio a interpretazioni simili? Qualcuno, anche in casa araba, ha incominciato a pensarci. “I barbari a casa nostra” ha scritto, qualche tempo fa, Hisham Melhem, direttore a Washington di Al-Arabiya, il canale satellitare arabo. Mi pare davvero, questa, una posizione onesta e corretta. Che resta in attesa di essere digerita anche da un’opinione pubblica araba e musulmana. Ma è già qualcosa che qualcuno, anche tra i musulmani, abbia incominciato a parlarne.