Netanyahu vince. Israele, la politica e noi

Foto: Benjamin Netanyahu, il vincitore delle elezioni politiche in Israele

Netanyahu ha vinto. Le prime indicazioni sono, da parte del presidente Rivlin, per un governo di unità nazionale, da parte del vincitore, invece, per un’alleanza di tutte le destre.

Il caso di Israele e dei suoi problemi politici, interessa tutti. Quel paese resta strategico in una zona strategica per la pace di tutta la comunità internazionale. Di questo parleranno soprattutto, in questi giorni, gli strateghi della politica.

Ma Israele interessa anche per i molti risvolti religiosi: Gerusalemme resta una città unica dove cristianesimo, islam e ebraismo convivono, devono convivere per quello che la città rappresenta per tutti. Ma la convivenza continua a risultare difficile e sempre più difficile appare con il passare del tempo. Le indicazioni a caldo di Netanyahu confermano tutto questo: non un governo di tutti, ma il governo di una parte, la destra, contro gli altri. In un contesto polemico, si accentua la polemica.

Così, anche per i risultati delle elezioni e per le indicazioni di chi le ha vinte, andare a Gerusalemme significa, per tutti i credenti, andare a parlare di pace e a sognarla dove non è possibile ottenerla, dove la gente vota perché non la si ottenga.

Dalla vicenda delle elezioni israeliane viene confermata una lezione. La politica diventa possibile dove è possibile una ragionevole distinzione fra politica e religione. Ora, in quella città, esiste una religione che non fa più politica in nome della fede, ed è la religione cristiana. Ed è la confessione religiosa perdente. Le altre due religioni, l’ebraica e l’islam, mantengono, anche se in forme diverse, un legame stretto con il proprio mondo religioso di appartenenza e sono in guerra fra di loro. Ora le elezioni politiche israeliane hanno confermato con forza la linea dello scontro e Netanyahu ne ha presso atto.

La storia, ancora una volta, delude chi sogna la pace. Il futuro non è roseo: la ragione è uscita di nuovo sconfitta. Non sono le idee che vincono, infatti, ma la forza e nessuno, oggi, sa dire fino a quando.