Confessionali online: la tentazione di sfuggire al rapporto personale

Ci sono, sì, alcuni preti un po’ arditi che qualche anno fa a Pavia hanno addirittura aperto un confessionale online in cui, praticamente, bisognava iscriversi, chiedere login e password, e poi si potevano mettere i peccati per scritto (contenendo il testo entro le 3500 battute, che per un articolo rappresentano uno spazio più che dignitoso). L’assoluzione però bisognava comunque andare a “ritirarla” di persona in parrocchia. Ci sono, poi, anche casi particolari di evangelizzazione di strada come quelli del «confessionale mobile», perfettamente ambientato su quattro ruote, tipo roulotte.
Però sono curiosità che lasciano il tempo che trovano, e che hanno anche un’utilità un po’ dubbia (almeno il confessionale online, su quello mobile ci riserviamo il giudizio, chissà).
I cosiddetti «confessionali online», che di solito hanno poco a che fare con la confessione sacramentale, se non una vaga ispirazione, sono, in generale, iniziative che incoraggiano un rapporto individuale, non mediato, tra il peccatore e Dio. Come accade per esempio con il sito inglese The confessor (http://www.theconfessor.co.uk/), che invita alla riflessione e al silenzio, propone alcuni testi meditativi, e alla fine propone di confidarsi silenziosamente con Dio oppure di scrivere in uno spazio apposito, con la certezza che il proprio testo resterà privato. Dietro alcuni siti apparentemente serissimi e confezionati con una grafica tradizionale che può trarre in inganno i meno esperti ci sono spesso siti di satira religiosa, anche un po’ irriverenti: ce n’è per esempio uno in cui Santa Tecla viene invocata per assolvere dai peccati informatici (e anche a lei si può scrivere una confessione online). La tentazione comunque dev’essere forte, perché iniziative di questo tipo si moltiplicano: ci immaginiamo chi, a tu per tu con lo schermo, si collega per esempio con www.absolution-online.com nel quale i peccati si scelgono da una lista, e sono classificati, per ogni categoria, a seconda della gravità. Bisogna selezionare con il mouse il proprio caso. In base alla combinazione selezionata, alla fine viene data una pena adeguata (nella simulazione che abbiamo provato a fare, a due peccati veniali è seguita l’assegnazione di una penitenza di otto ave maria e due padre nostro). È bene ricordare che queste iniziative non solo non sono riconosciute ma generalmente condannate dal Vaticano, ma oltre a questo non hanno alcuna validità. Diventano anzi la testimonianza che, protetta dall’anonimato della rete, quando la confessione approda su internet finisce fuori dai binari, si trasforma in altro, magari in esibizione narcisistica, come accade nel sito italiano www.confessioni.it, dove più che confessioni si trovano confidenze, anche un po’ spudorate, di ragazzi e adulti: dietro di esse sembra celarsi soprattutto il tentativo di trovare un po’ di ascolto, qualcuno con cui parlare. La stessa logica si nasconde dietro le «confessioni» televisive, che a volte rubano esplicitamente la simbologia religiosa (com’è stato, a suo tempo, per il confessionale del Grande Fratello), svuotandola di significato, riempiendola di qualcosa di diverso. Accade, oltre che nei reality, nei talk show, che diventano in realtà soltanto posti dove parlare di cose «scabrose» con altri, condividere i peccati invece che purificarsene. E alla base sembra di vedere solo il desiderio di esibirsi, una fragilità di fondo e forse un appello a rompere la solitudine in una società in cui l’illusione della socialità virtuale rende a volte i rapporti umani fin troppo «rarefatti».