Calzolaio, cuoco, fornaio: la rivincita dei mestieri. Oltre 7000 ragazzi negli istituti professionali

Calzolaio, cuoco, fornaio: non sono mestieri “di ripiego”. Le botteghe degli artigiani possono essere punti di eccellenza sul territorio. Lo ha mostrato con forza la prima Fiera dei mestieri, iniziata “col botto” lo scorso weekend sul Sentierone: i ragazzi degli istituti di formazione professionale si sono messi alla prova mostrando ciò che sanno fare ai tanti visitatori degli stand, che si sono fermati a osservarli e a parlare con loro con curiosità e attenzione.

Il 16 maggio la Fiera dei mestieri, nata dalla collaborazione della Provincia con Confartigianato, Comune e diocesi di Bergamo e Confesercenti, si conclude con un incontro importante: il vescovo Francesco Beschi dialogherà nello Spazio Viterbi della Provincia con un centinaio di ragazzi degli enti di formazione professionale e delle istituzioni scolastiche impegnate nella manifestazione. Il tema scelto è coinvolgente: “Ma ne vale la pena? Esperienze di vita tra scuola e lavoro”.

In tutta Italia sono circa 300 mila i ragazzi tra 14 e 18 anni inseriti in percorsi di formazione professionale, in Bergamasca sono 7.300, circa il 15% del totale. Di fronte al 41% di disoccupazione giovanile sbandierato ogni volta che si parla della crisi economica è un dato importante. Soprattutto tenendo conto che nella nostra provincia ci sono circa 32 mila imprese artigiane: il loro numero è calato negli anni della crisi ma è sempre molto significativo. Sono 135 i mestieri rappresentati, il 52% ruota intorno all’area casa. “Ci sono ancora – ha sottolineato Stefano Maroni, direttore di Confartigianato Bergamo in un seminario alla Provincia – settori che richiedono manodopera specializzata e non riescono a trovarla: per esempio fornai, panettieri (mestieri che richiedono sacrificio), impiantisti, costruttori di serramenti, meccanici di precisione, tornitori e saldatori qualificati”.

Ma c’è una rinnovata attenzione ai mestieri che richiedono abilità manuali: “La formazione professionale – ha sottolineato Angelo Carrara, presidente di Confartigianato Bergamo – non è un percorso di serie b o una specie di parcheggio. E’ necessario valorizzarla e potenziare il legame che esiste con il mondo del lavoro. Il prodotto finale ha un valore aggiunto, non è fatto in serie”.

Il mondo dell’artigianato è portatore di valori, come ha sottolineato monsignor Vittorio Nozza: “Questi cammini di formazione e di artigianato – ha sottolineato monsignor Vittorio Nozza, vicario episcopale, dovrebbero stimolare la crescita dei cittadini impegnati nel bene comune, sensibili all’accoglienza di culture diverse, capaci di accogliere le fragilità, in percorsi segnati dalla legalità e dalla correttezza”.

Tra i punti “deboli” e che è necessario potenziare c’è per esempio quello dell’orientamento: è in trasformazione, per esempio, lo strumento dell’Informagiovani: “Bisogna tenere conto – ha sottolineato l’assessore all’istruzione del comune – della costruzione del progetto di vita dei ragazzi, essere attenti anche alla loro capacità inventiva e manuale, in un contesto complesso, molto diverso dal passato”.

I percorsi di formazione professionale conservano anche un delicato ruolo di inclusione di quella fascia di studenti che altrimenti smetterebbero di studiare (e avrebbero come sola alternativa la strada). E mantengono anche una particolare attenzione ai più fragili, a ragazzi che hanno magari una disabilità, ma che possono sviluppare i loro talenti in un ambito a loro congeniale, attento a ciò che possono esprimere.

Ci sono tanti aspetti che possono ancora migliorare, come la collaborazione tra scuole e imprese: le esperienze di altri Paesi, come la Germania, mostrano modelli più efficaci in cui l’esperienza pratica ha un peso notevole. “E’ importante avviare su questo tema un confronto politico – ha osservato il presidente della provincia Matteo Rossi – elaborare una riflessione sul modello attuale di formazione professionale e individuare le più importanti esigenze concrete che ne permettano il rilancio, per sottoporle poi al governo regionale. Non vogliamo che questa parte della scuola, così delicata e importante, resti in ombra nel progetto di riforma”.

Nel dossier raccontiamo il percorso di tre giovani che hanno fatto dell’artigianato “una scelta di valore”.