Il Rettore dell’Università di Bergamo, Stefano Paleari, ha messo i giovani al centro del suo intervento all’inaugurazione dell’Anno Accademico. Una relazione, la sua, che aumenta di significato se si pensa che non è solo quella relativa all’inizio dell’anno accademico, ma che coincide anche con la chiusura del mandato dello stesso Paleari; quasi un passaggio di consegne per il nuovo rettore, il neo eletto Remo Morzenti Pellegrini.
L’attenzione verso i giovani è stato uno dei temi che Paleari ha affrontato nel corso del suo intervento, forse il più incisivo. “Già sono sempre meno – ha detto – sia in termini assoluti che relativi; oggi sono anche spesso maltrattati e dimenticati. Basta guardare alla dinamica della spesa pubblica di questi ultimi anni e anche le prospettive degli anni a venire per accorgersi che le scelte dimenticano i bisogni delle ultime generazioni. Quando si tagliano gli investimenti, il lavoro e l’istruzione si dà un segnale chiaro di declino e di non attenzione al futuro, si dichiara che questo non è più un Paese per i nostri giovani.” Per questo il Rettore ha detto di sperare in un processo di cambiamento nel quale “la nostra società sappia recuperare una posizione di leadership per l’educazione, la ricerca, la scienza, il cosiddetto “soft power”. Educazione e ricerca, che intendo in un equilibrio di saperi, dove si possa riconoscere la ricchezza della conoscenza umanistica come di quella scientifica, in un rapporto tra le discipline che si arricchiscono vicendevolmente. Al nostro sistema educativo, piuttosto che trasformare la società, è stato chiesto di competere. E in molti casi si è voluto tradire l’essenza stessa della parola che significa “andare insieme”, avere una tensione al miglioramento. Si è intesa la competizione come uno “spettacolo di gladiatori” dove chi vince non viene eliminato. La competizione, come il merito, sono virtù di una comunità perché inducono a migliorarla.” Paleari ha finito con il soffermarsi sul concetto di “conquista continua”. “Mai acquisita per sempre, come una pianta che occorre adeguatamente irrorare. Per questo è davvero essenziale comprendere l’importanza della scienza, delle scienze e delle tecnologie per evitare un sicuro declino.” Infine una dedica, alle persone che fanno fatica: non solo i più deboli ma quelli che ogni giorno si impegnano nello studio, nel lavoro, nella vita: “perché il fare fatica è il miglior esercizio del dovere e l’anima di ogni organizzazione, e coloro che sanno cosa significa far fatica hanno il diritto e il dovere di chiedere un’Italia e un Mondo migliori.”