Quando alcuni mesi fa dal vescovo è arrivato l’invito a far parte della delegazione diocesana al Convegno ecclesiale di Firenze, di questo grande evento della Chiesa italiana si sapeva ancora poco. E poco chiaro nei miei pensieri era allora il ruolo di noi membri di questo gruppo. Ci si è fidati del vescovo e abbiamo accettato l’invito.
Il primo incontro tra i tredici delegati e il vescovo chiarisce molti dubbi, scioglie i timori e spalanca la porta alla novità di un Convegno pensato da Papa Francesco non per «addetti ai lavori» o per intellettuali, ma per laici e sacerdoti che incrociano – in modi diversi, ciascuno nel suo ambito di lavoro o di servizio – le vite delle donne e degli uomini di oggi. A Firenze la Chiesa si incontra, perché «Educare alla vita buona del Vangelo» – secondo gli orientamenti pastorali dei vescovi per il decennio 2010-2020 – diventi un movimento orizzontale che coinvolge i vicini e i lontani. Un’azione che parte sì dall’alto, ma da un alto che è il Vangelo, che è lo Spirito di Dio. Uomini e donne, provenienti da tutte le diocesi d’Italia – saremo circa in 2000 -, si scambieranno esperienze e progetti, si contageranno di passione per questa umanità amata da Dio. Firenze 2015 apre i cassetti delle piccoli e grandi storie delle diocesi italiane, dei percorsi avviati, delle iniziative pastorali, delle nuove strade intraprese in mezzo alle storie quotidiane dell’uomo d’oggi. Il lavoro procederà su cinque “vie”, cinque azioni precise: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. La composizione della delegazione bergamasca diventa una sorta di piccolo specchio di quello che, lungo queste piste, la diocesi sta sviluppando. Quattro sacerdoti, oltre al vescovo, e nove laici che rappresentano gli ambiti della carità e della missione, del lavoro, delle relazioni, della pastorale. Esperienze, provenienze, età diverse che iniziano a lavorare attraverso gli incontri di preparazione al Convegno che si sono svolti nei mesi scorsi. I cinque verbi di Firenze hanno portato a galla tante esperienze, tante realtà che si sono riconosciute in quello stesso desiderio appassionato di “cose buone” per le donne e gli uomini di questo tempo che spesso appare ferito e affaticato. Il quadro del Convegno ora è sicuramente più chiaro. Il sito on line www.firenze2015.it, è chiaro, ricco e dinamico. In questi mesi le diocesi hanno fatto convergere e condiviso tante riflessioni, spunti, storie, formando l’affresco splendido di una Chiesa che è fermento nella società, che è vocazione e provocazione, che è ascolto e testimonianza. Il programma dei cinque giorni è fitto di appuntamenti. La modalità principale di lavoro sarà quella a piccoli gruppi – eterogenei per provenienza, costituiti sulla base dei cinque verbi – che, attraverso schede di lavoro e partendo dalle esperienze personali diocesane, proveranno ad individuare orizzonti nuovi, possibili e condivisi. Cosa accadrà dopo? Ci saranno storie da raccontare, da mettere in circolazione. Firenze sarà sicuramente una bella carica di entusiasmo che come delegazione, con l’aiuto del vescovo, proveremo poi a trasmettere. Perché, personalmente ne sono certa, a narrare la bellezza si cambia il mondo.