Da Dante a Pasolini: le «grandi perdonanze» della storia raccontate dagli scrittori in un saggio di Marco Roncalli

«E fu la più mirabile cosa che mai si vedesse, che al continuo, in tutto l’anno durante, avea in Roma oltre al popolo romano duecentomila pellegrini, senza quegli ch’erano per gli cammini andando e tornando».
Anche rifacendosi a questa testimonianza del cronista Giovanni Villani, molti studiosi affermano che il 1300 segnò una svolta nella storia della spiritualità cristiana: con il primo Giubileo, proclamato da Bonifacio VIII, il grande rito collettivo del pellegrinaggio diventava funzionale alla pratica di una devozione nuova, incentrata sull’ansia per la salvezza individuale, sull’interiorità, sulla meditazione. Viene allora da domandarsi se il «Giubileo straordinario sulla misericordia» che Papa Francesco ha inaugurato lo scorso 29 novembre nella Repubblica Centrafricana non potrebbe segnare un ulteriore cambiamento nelle pratiche religiose, nella sensibilità diffusa, nel modo di intendere il rapporto tra la Chiesa e il mondo circostante.
Un aiuto a conoscere la storia dei Giubilei, ricostruita entro una prospettiva assai particolare, è offerto da un volume del giornalista e saggista bergamasco Marco Roncalli, intitolato Giubileo d’autore. Da Dante a Pasolini: gli Anni Santi degli scrittori (Editrice La Scuola, pp. 142 con una postfazione dell’italianista Giuseppe Lupo, € 12,50). In queste sue pagine – utili anche per approfondimenti interdisciplinari nell’ambito scolastico – Roncalli riporta e commenta i testi di una lunga serie di letterati, secondo i casi entusiasti, incuriositi, scettici o decisamente critici verso le «grandi perdonanze» indette dai pontefici.
Jacopone da Todi, per esempio, trascorre il primo Anno Santo imprigionato nei sotterranei di un convento, proprio per volontà di Bonifacio VIII. Rivolgendosi a quest’ultimo nelle sue composizioni poetiche, Jacopone lo accusa di ipocrisia e di nepotismo; alcuni versi, in particolare, sembrano alludere al fatto che la condotta riprovevole di Bonifacio non sarebbe venuta meno durante il periodo giubilare:

Intro per Santo Petro e per Santa Santoro
mandasti tua famiglia faccenno danza e coro;
li pelegrini tutti scandalizzati fòro,
maledicenno tu’ oro e te e to cavalieri.

(«All’interno di San Pietro e nel Sancta Sanctorum mandasti la tua famiglia a danzare e intonare cori; tutti i pellegrini ne rimasero scandalizzati, maledicendo il tuo oro e te e i tuoi cavalieri»).

Agli albori dell’epoca moderna, invece, Luigi Pulci, l’autore del Morgante, in un suo componimento (In principio era buio, e buio fia) si fa beffe dei pellegrini dell’Anno Santo del 1475, mentre Niccolò Machiavelli nel 1525 giunge a Roma – secondo i più malevoli – solo per presentare le sue Istorie fiorentine al dedicatario Giulio de’ Medici-Papa Clemente VII.
Orientate a ricordare il vero significato del ricorso indulgenze, al di dà delle deformazioni a cui questa pratica spesso andava incontro, erano invece le Méditations sur la rémission des péchés pour le temps du Jubilé et des indulgences (1696), del celebre vescovo e predicatore francese Bossuet:

Occorre guardarsi dal pensare che l’intenzione della Chiesa sia di liberarci con l’indulgenza dall’obbligo di soddisfare i nostri doveri verso Dio: al contrario, il vero frutto del Giubileo è il venire a una sincera e perfetta conversione e l’obbligare i fedeli a evitare le ricadute con maggiore diligenza che mai.

Tra le opere degli scrittori moderni menzionati nel libro di Roncalli, colpisce un brano di Oscar Wilde, che ricorda di essere stato tra i pellegrini in Vaticano, nel 1900, e di aver ricevuto la benedizione di Papa Pecci-Leone XIII: «Quando vidi il vecchio bianco Pontefice, successore degli apostoli e padre della cristianità, portato in alto sopra la folla, passarmi vicino e benedirmi dove ero inginocchiato, io sentii la mia fragilità di corpo e di anima scivolare via da me come un abito consunto».
Quanto a Pier Paolo Pasolini, ci pare che anche oggi non vadano sottovalutati i suoi moniti – talvolta espressi in forma esasperata – contro la «spettacolarizzazione» del sacro e la riduzione della dimensione religiosa a una forma di entertainment. In un articolo del 1974, sul Corriere della Sera, lo scrittore friulano si domandava se la Chiesa non avrebbe dovuto attaccare la tv di massa «violentemente, con furia paolina, proprio per la sua reale irreligiosità, cinicamente corretta da un vuoto clericalismo». «Naturalmente si annuncia invece – aggiungeva Pasolini – un grande exploit televisivo proprio per l’inaugurazione dell’Anno Santo. Ebbene, sia chiaro per gli uomini religiosi che queste manifestazioni pomposamente teletrasmesse, saranno delle grandi e vuote manifestazioni folcloristiche, inutili ormai politicamente anche alla destra più tradizionale». Nell’introduzione a Giubileo d’autore, peraltro, Marco Roncalli sottolinea come nel recente passato si sia avviato un ripensamento/rilancio dell’istituto giubilare; una tendenza che pare essere stata accelerata dalla decisione di Papa Bergoglio di proclamare questo nuovo giubileo straordinario “a tema”, «con le sue Porte della Misericordia – scrive Roncalli -, cominciando dalla prima ad essere indicata come “varco”: quella della cattedrale di Bangui nella Repubblica Centrafricana, ferita dalla guerra; con i suoi missionari della misericordia. In ogni diocesi del mondo, nelle cattedrali, in chiese speciali, in santuari, ma anche nelle carceri dove la porta di ogni cella si trasformerà in Porta Santa, secondo il Papa, se i detenuti vi passeranno “rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre”».

Giubileo d'autore   Copertina