Ho paura. Per me, per i miei cari, per il presente e per il futuro. E non sono esaurito

Ho paura, ho paura del presente e ho paura del futuro. Ho paura per me, per i miei figli, per il lavoro per il futuro della nostra società per l’Europa, per tutto. Mi dicono che sono un po’ esaurito. Speriamo. Perché se non fossi esaurito ci sarebbe davvero da spaventarsi. Cosa ne pensi? Giulio

Caro Giulio, il tuo scritto esprime una grande sofferenza che sembra escludere la speranza dall’orizzonte della tua vita. Non conosco le cause di questo sguardo “offuscato”, ma comprendo il timore per l’avvenire dei tuoi figli; non sono in grado di dare risposte alle tue ansie, ma raccolgo il grido silenzioso che in esse esprimi.

I  GRAVI RISCHI DELLA PAURA

Certamente il momento attuale, così complesso, ci restituisce una situazione generale problematica, un futuro incerto e non risolvibile in tempi brevi. La tua paura affonda le sue origini in un dato di realtà innegabile di cui è necessario essere consapevoli, non per lasciarsi deprimere, ma per trovare la forza di attraversarla con una grande forza di fede e creatività. La paura ha però come conseguenza la capacità di far perdere il contatto con la realtà e con le risorse in essa racchiuse, impedendo un cammino fatto di piccoli passi possibili nell’oggi per preparare il futuro. Ma è proprio vero che il presente e il futuro sono così minacciosi? E tu, cosa puoi mettere in gioco, oltre a rinchiuderti nella tua sofferenza come in un nido sicuro e protetto?

VIVERE IL PRESENTE INSIEME A UN COMPAGNO DI STRADA INATTESO

Il tempo presente esige la capacità di rimanere nella fatica del vivere, in una disponibilità a lottare che deriva dalla fede in Gesù morto e risorto per noi. È il mistero che stiamo celebrando in questo tempo pasquale! Cristo ha vinto il male e la morte, ogni forma di peccato e fragilità. Con la sua Pasqua non ci ha risolto i problemi esistenziali e di sussistenza che dovremo sempre affrontare, ma ci ha dato la possibilità di viverli in modo nuovo. Egli li porta con noi, non siamo soli! A ogni nostra paura risponde con la sua presenza e la certezza che Lui è con noi e ci accompagna nel cammino a volte sereno e a volte più tormentato, a volte luminoso e altre volte oscuro. La vita può essere un campo di battaglia dove incombono i problemi, ma il Signore che si fa nostro ospite e pellegrino, ci invita ad attraversarli, a guardarli e a fare tutta la nostra parte per trovare possibilità e percorsi di vita.

SAPER VEDERE LE SFUMATURE

La paura ci impedisce di vedere le piccole sfumature che colorano l’umana esistenza: non c’è solo il nero o il bianco, ma anche il grigio; non solo il rosso o il giallo, ma anche l’arancio … : l’esistenza è infinitamente più ricca di sfumature e non può essere né imprigionata né semplificata. Occorre alzare lo sguardo e spalancare gli occhi! Quanto bene c’è attorno a noi che non fa rumore! Questo nuovo sguardo è il frutto di una grande fede e una forte disponibilità a cercare, a mettersi in gioco a uscire dai propri ripiegamenti o dai propri sogni disillusi, per essere capaci di acconsentire ad un avvenire sconosciuto. Non abbiamo altro che il presente, la realtà così come si presenta per fare tutta la nostra parte, per mettere a frutto ciò che siamo con doni e limiti, senza illusioni o mistificazioni. La nostra verità di uomini e credenti si riconosce dalla capacità di affrontare il reale quale è, in tutte le sue dimensioni. Questa realtà è lo spazio in cui aiutare Dio a entrare nel mondo, per continuare a salvarlo e trasfigurarlo attraverso la nostra trasformazione personale.

CONTEMPLARE

Possiamo cambiare quel pezzetto di mondo che siamo noi, perché cambi anche quello attorno a noi, aprendoci e facendoci solidali a chi ci sta vicino. Scopriremo che le paure ci accomunano, ma anche il desiderio di liberare la vita. Ci sentiremo più fratelli che portano insieme i pesi gli uni degli altri, un destino e una fatica comune, accettando insieme di assumere il dolore che la vita a volte porta con sé. Percorreremo la strada di un amore che lentamente ci fa uscire dal nostro piccolo mondo, fatto a volte di piccinerie, per aprire orizzonti più vasti, e divenire balsamo per numerose ferite. La via che ci introduce in un modo nuovo di rimanere nella vita credo sia la contemplazione. In essa noi ci lasciamo guardare da Dio, da Lui ci lasciamo amare per imparare ad amare e allargare gli spazi angusti del cuore. Ci affidiamo a Colui che ci conosce sin dal grembo materno e rinnoviamo la fiducia nella sua presenza; ci poniamo in ascolto della sua Parola che purifica il nostro cuore e il nostro sguardo e deponiamo le nostre attese e le nostre paure, certi di essere accolti e non rimanere delusi. E in questo dialogo portiamo ogni situazione, i nostri fratelli, l’umanità sofferente. La deponiamo nel suo cuore perché ancora abbia pietà di noi, ci renda più umani e ci apra a una prossimità che è frutto di contemplazione e lotta. Rimaniamo in questa fede e con il salmista invochiamo: “ Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?”.