Con Helena, volontaria polacca, alla scoperta di Bergamo: “Ma quanto parlate voi italiani?”

Torna la rubrica #vieniviaconme. Oggi siamo di nuovo in compagnia di Helena, 22 anni, volontaria europea che arriva dalla Polonia e collabora con Aeper: scopriamo con lei che Italia e Polonia sono vicine ma anche molto diverse…

Da quando sono arrivata, sei mesi fa, sono diventata un’osservatrice molto attenta della cultura italiana. E anche se ero già stata in Italia qualche volta prima, solo in novembre quando sono tornata sapendo che mi sarei fermata per altri dodici mesi ho davvero iniziato a notare e analizzare meglio le differenze tra le nostre culture.
Mi sono a volte chiesta dove mi sento meglio – in Polonia o in Italia – o quale cultura mi piaccia di più. La risposta non è facile da formulare perché ovviamente casa è sempre casa e le abitudini polacche, anche se certe volte mi danno fastidio, saranno sempre “le mie”. Ma ci sono tantissime cose della cultura italiana che mi piacciono molto.
Prima di tutto la mentalità – essere aperti alla gente, sorridere, essere pronti a condividere piccole chiacchierate con gli sconosciuti sulla strada, sul pullman, dire buongiorno, grazie e arrivederci per piacere non solo per obbligo. E anche se siamo al nord, e qui pensate di non essere molto espansivi, credetemi, queste sono cose che purtroppo non si vedono tanto in Polonia ma che mi mancano tanto nella mia vita polacca quotidiana. Come la bella abitudine di incontrarsi la sera bevando un aperitivo e passando il tempo con gli amici. Che bella cosa (gli incontri e gli aperitivi di 5-6 euro)!
Che cosa anche mi piace? L’attaccamento degli italiani all’arte. Mi sembre che tutti i miei amici italiani o vanno a teatro regolarmente o lo fanno loro stessi, partecipando all’attività di compagnie amatoriali. Ci sono tante mostre e molti eventi musicali. Anche i ragazzi mi sembra che studino di più storia dell’arte e musica a scuola rispetto alla Polonia.
Questo riferimento all’arte si mostra anche attraverso la moda italiana, che si vede bene anche a Bergamo, in cui in generale si vede molto buon gusto. Ha uno stile leggero, naturale, non esagerato ma nello stesso momento molto elegante e chic.
Non leggero siccuramente è invece il tono della voce degli Italiani. Lo so che siamo sempre al nord e questo è niente in confronto con il sud ma veramente all’inizio non potevo distinguere con chiarezza se le persone che stavano parlando vicino a me stavano scherzando, parlando normalmente oppure litigando.
Un’altra osservazione principale tocca ovviamente la cucina italiana. Gli scaffali pieni di brioche e biscottini di cento tipi dicono che l’unica colazione accettabile in Italia è quella dolce. Ecco perché tutti mi guardano in modo strano quando mi preparo le uova, il prosciutto e il formaggio fresco con i pomodori e i cetrioli per colazione. Gli altri scaffali centrali nei supermercati sono ovviamente pieni di pasta e eventualmente di riso. Trovare il grano saraceno è quasi un miracolo. Un’atra cosa che riguarda la cucina è un grande abuso del parmigiano grattugiato – anche i miei ravioli polacchi preparati in comunità una volta sono stati conditi con il grana! Le abitudini alimentari italiane, come ho scoperto, definiscono anche la mascolinità italiana! Come? Tutto perché “il vero” uomo italiano mangia principalmente un grande piatto di pasta mentre “il vero” uomo polacco non potrebbe immaginare di vivere con la pasta – lui e la sua “vera” mascolinità hanno bisogno delle pattate, e patate, e ancora patate più la carne ed eventualmente un po’ di verdura. Infine tra le curiosità alimentari ci sono anche gli orari dei pasti che mi hanno sorpreso – dopo le tre del pomeriggio bisogna dimenticarsi di mangiare qualcosa al ristorante, anche la domenica la cucina è chiusa la sera. È una cosa inimmaginabile in Polonia dove puoi mangiare di tutto a qualunque ora.
Siamo così vicini, la distanza tra i nostri due paesi non è così grande ma comunque siamo differenti. Ma la differenza è qualcosa di bello, è quello che conta di più nella scoperta di una cultura straniera. Mi auguro quindi di avere sempre più sorprese e di stupirmi ancora durante il mio soggiorno in Italia.