Correggio e Parmigianino a Roma. Con tutto lo splendore della Parma Cinquecentesca

Lo splendore della Parma cinquecentesca rivive in questi giorni a Roma in una mostra allestita alle Scuderie del Quirinale, dal titolo “Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento”. Il successo di pubblico è l’indice d’interesse di questa esposizione, che ha il merito di aver portato i visitatori a immergersi nella raffinata cultura del manierismo emiliano.
Correggio e Parmigianino furono due artisti eleganti, innovativi e versatili, capaci di rappresentare temi religiosi e profani, abili nella ritrattistica e nell’invenzione di piccole scene arcadiche. Antonio Allegri detto il Correggio fu il maestro dell’illusionismo lucente; le sue opere sono infatti connaturate da una gamma cromatica sempre irradiata da una forte luminosità, simbolo di quella ascesi spirituale capace di elevare l’anima a Dio. Sensibile ed emotivo, fu dotato di una carica sentimentale che riversava con naturalezza nei suoi dipinti. Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, fu invece un maestro più distaccato e meticoloso, studiò con attenzione i soggetti e non mancò di dare sempre un tocco particolarmente suggestivo alle sue creazioni. I suoi personaggi sono come avvolti da un’aria di raffinata freddezza, non sembrano mai pienamente partecipi all’evento ma risultano sempre eleganti e leggiadri in quelle pose aggraziate. Già nella prima sala della mostra si comprende il rapporto dialettico tra i due maestri parmensi: agli enormi quadroni del Parmigianino, raffiguranti  “David” e “Santa Cecilia” (Parma, Basilica Magistrale di Santa Maria della Steccata), eroici e severi nella loro acerba umanità, fa eco il “Matrimonio mistico di Santa Caterina” (Napoli, Museo di Capodimonte) del Correggio, dove l’immagine diventa specchio di una tensione contemplativa. Le altre sale introducono in una sorta di viaggio, che parte da quando i due artisti, ancora giovani, iniziavano a presentarsi sulla scena della grande pittura. Ed in questa fase si palesa in Correggio l’influenza del Mantegna, tanto negli schemi compositivi, quanto nella tipologia delle figure, come nella “Giuditta” (Strasburgo, Musée des Beaux-Arts). Parmigianino appare invece come un vero ‘enfant prodige’, con le prime prove che risalgono a quando aveva solo sedici anni, e dove mostra già una profonda maturità. Fu soprattutto la ritrattistica il campo privilegiato del Mazzola, basta osservare il quadro dove è rappresentato “Lorenzo Cybo” (Copenaghen, Statens Museum for Kunst), così reale da attirare l’entusiasmo del Vasari che lo descrisse con queste parole: “si può dire che non lo ritrasse, ma lo facesse in carne e vivo”. Si passa quindi alle opere della maturità; il “Noli me tangere” (Madrid, Museo National del Prado) di Correggio, è un dipinto di grande bellezza, limpida e pura. Alla grazia, elegante e imperiosa, del Cristo fa eco la soave preghiera della Maddalena. La “Madonna di San Zaccaria” (Firenze, Galleria degli Uffizi) del Parmigianino è invece un ricercatissimo esempio di fusione tra visione intima e idealizzante e meticoloso realismo. La mostra, offre ai visitatori anche un’interessante panoramica sugli artisti che orbitavano nella Parma del tempo, e così si possono ammirare i dipinti di Anselmi, Gandini del Grano e Bedoli. Degna di nota, quasi un unicum per le moderne esposizioni, è la sala dedicata ai disegni di Correggio e Parmigianino. Scorrono così in rassegna i numerosi fogli, di carta bianca o di carta colorata, semplici o reticolati, dove con rapidi tocchi di matita scura o di sanguigna rossa, l’artista iniziava a creare la sua idea di opera d’arte. Veloci e sfumati, al limite della trasparenza eterea, sono i disegni del Correggio; marcati e precisi, sembrano invece i segni del Parmigianino che cede alle regole geometriche e matematiche.
Mancano ancora poche settimane e Parma ed i suoi artisti saluteranno Roma, lasciando il ricordo di quelle note di luce sfumata, di quei ritratti seducenti e di quella bellezza impalpabile.