Due lezioni di misericordia ricevuta

Immagine: Vincent van Gogh, il Buon Samaritano 

PAPA FRANCESCO

Papa Francesco, il 10 luglio 2015, rivolgendosi ai detenuti del Centro di rieducazione di Palmasola di Santa Cruz de la Sierra, ha esordito con parole sorprendenti, ma dette con convinzione: “Potreste domandarvi: Chi c’è davanti a voi? Vorrei rispondere alla domanda con una certezza della mia vita, con una certezza che mi ha segnato per sempre. Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati”.
È una sua affermazione ripetuta con insistenza e sempre (lo si sente) con sincerità che colpisce, soprattutto uno come il sottoscritto che, benché lo dica agli altri all’inizio di ogni Messa, ha qualche problema nel riconoscere i propri peccati.
Secondo me, in questa motivata convinzione del Papa sta la molla del suo incessante impegno con le parole e con le opere nel campo della misericordia.

UN SACERDOTE NOVELLO

Una provocazione positiva simile l’ho avuta anni fa da un sacerdote novello, P. Danilo Magni, dei Giuseppini del Murialdo. In occasione della sua prima Messa io ero parroco della sua parrocchia natale e fui quindi tra i primi a ricevere l’immaginetta-ricordo. La vedo ancora. Rappresentava il buon Samaritano che si curva sul malcapitato ferito ai bordi della strada. Ricevendola mi complimentai con lui per l’evidente intento di carità verso i poveri, con cui, vista l’immagine, si accingeva ad iniziare il suo sacerdozio. “No! – mi disse lui – in questa immagine io non mi vedo rappresentato dal Samaritano, ma dal disgraziato che egli salva“. Grande! Cambiava completamente la prospettiva e l’impostazione del sacerdozio del giovane prete.
Innanzi tutto con questa scelta egli veniva implicitamente a sottolineare con gratitudine i verbi della parabola che indicano i gesti di Gesù per l’umanità ferita. Egli evidentemente li sentiva fatti in particolare a sé durante la sua vita. Sono andato a rivederli e ci ho intravisto la storia di quel “novello levita” e di tanti altri, me compreso. Il Samaritano (Gesù) passa accanto all’uomo ferito (ognuno di noi); lo vede; ne ha compassione; gli si fa vicino; gli medica e gli fascia le ferite; lo carica sopra il suo giumento; lo porta a una locanda e si prende cura di lui; paga le spese e lo raccomanda (diremmo) ai servizi sociali; e infine promette di pagare ogni altra eventuale spesa che si rendesse necessaria.
Provino anche i lettori rileggerli, scandendoli bene uno per uno, e poi pensino a quante persone, oltre a Gesù e in nome suo, hanno fatto quei gesti per ciascuno di loro.

DALLA MISERICORDIA RICEVUTA ALLA MISERICORDIA DONATA

Nell’iniziare il suo sacerdozio quel giovane presbitero si sentiva dentro le parole del Vangelo: “Hai ricevuto tanto, hai ricevuto gratis; ora tocca a te dare tanto e dare gratis” (cfr Mt 10,8) con l’impegno di mettere in pratica gratuitamente a tua volta i verbi del Samaritano.
E se, malauguratamente se ne fosse dimenticato (ma non è successo!) avrebbe dovuto sentirsi dentro, forte, il richiamo del Signore della Parabola del servo spietato: “Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?” con quel che segue (Mt 18,33).
Quel sacerdote la lezione della misericordia l’ha imparata bene e, posso assicurarlo, la sta praticando benissimo con tutti i verbi al loro posto.
Per quanto riguarda me, il Signore mi domanderà conto delle lezioni di misericordia che ho ricevuto e dell’uso che ne ho fatto. I miei quattro lettori vedano loro, ma intanto preghino per me.