Alfredo Calligaris, «Il modellatore di uomini»: in un libro la storia di un grande maestro dello sport

Alfredo Calligaris «Il modellatore di uomini». È una figura affascinante del mondo dello sport il cuore della biografia scritta da Federico Biffignandi (Fausto Lupetti editore) e presentata nei giorni scorsi alla libreria Ibs di Bergamo. Bruno Pizzul, autore della prefazione, l’ha introdotta per il pubblico parlando di quel ragazzino classe 1926, nato a Rovigo d’Istria, bergamasco d’adozione e considerato il padre della medicina sportiva internazionale. È stato bello ascoltare dal vivo la sua inconfondibile voce, che ha commentato partite di calcio “storiche”: «Quando ero uno studente – ha detto – Alfredo faceva il professore di educazione fisica all’istituto tecnico di Gorizia, non ci era particolarmente simpatico perché era un giovanotto sempre abbronzato che sfoggiava maglioni di tutti i colori e le ragazzine che con noi facevano le difficili erano tutte innamorate di lui».

Bruno parla poi di questa autobiografia scritta da un giovane talento del giornalismo, Federico Biffignandi: «Il libro racconta veramente molto bene quella che è stata la sua vita avventurosa.  L’autore è riuscito a raccontare la storia di Alfredo in modo molto allettante, è un libro che ti prende,  ti cattura anche perché la sua è stata una vita incredibile, attraversata da tantissime esperienze dal punto di vista professionale. Alfredo ha tracciato la strada della medicina sportiva in Italia e della scienza dello sport, quando in quei tempi si era usi a gestioni avventurose e di carattere personale».

Laureato in medicina a 50 anni, conosciuto in tutto il mondo sportivo, Alfredo ha lavorato in tantissime discipline; nel libro c’è anche un riferimento costante ai personaggi che lo hanno aiutato durante questo suo percorso a cominciare dal professor Vecchiet, rimarcando poi l’amicizia con un bergamasco Doc: Angiolino Quarenghi, collaborazione che ha fruttato la creazione dell’iniziativa sfociata in un premio internazionale conferito ogni anno a un medico dello sport. «Il modellatore di uomini» è contornato da ricordi e personaggi del calibro di Steve Mc Queen, Sharon Stone, il Principe Alberto, Kevin Costner e c’è stato anche un incontro con Papa Wojtyla.

L’autore ci racconta la nascita di questa collaborazione con Calligaris: «Questo libro nasce da un’intervista che mi è stata affidata circa un anno fa, ma dopo tre ore di incontro, non potendo ridurre tutto in un articolo è nata una collaborazione cominciata con un “bisognerebbe scrivere  un libro” e la risposta pronta di Alfredo: “Facciamolo”».

La parola passa finalmente al “Modellatore di uomini” che ci parla del suo vissuto: «Per sopravvivere a quello che ho sperimentato io ci vuole fortuna, quel che è successo dalle nostre parti sembra quasi impossibile. Sono nato in Istria, e la Jugoslavia di quell’epoca è ben diversa da quella di oggi. Sono stato anche condannato a venti anni di lavori obbligatori, ma capirono che con pala e piccone ero molto scarso e preferirono affidarmi la parte sportiva. Da prigioniero a professore, era la mia passione, io volevo vivere al più alto livello dello sport, tant’è vero che poi mi sono laureato anche in Medicina per portare ai livelli che competeva anche la nostra Italia. Ed effettivamente mi è stato possibile trasmettere questi stimoli quando rientravo per insegnare nelle Università. Il mio compito fondamentale è sempre stato il trasmettere quel che so agli altri».

Alfredo può vantare inoltre il merito di aver inserito la preparazione atletica nel calcio e parlando del periodo bergamasco, presentando e ringraziando il campione di atletica Baraldi  che l’ha convinto a trasferirsi nella nostra città,dice: «L’Atalanta è servita parecchio per il mio inserimento a Bergamo, da notare che partendo dall’Atalanta abbiamo poi inventato la preparazione atletica nel calcio, prima si faceva poco o niente …». Racconta, proseguendo, di come sia entrato a farvi parte: «Grazie alla Magrini il presidente dell’Atalanta è stato direttore e presidente dell’Associazione Magrini, il quale mi diede l’incarico di cominciare la preparazione, di vedere di cosa avessero bisogno i giocatori. Io non sapevo niente di calcio, puntai sull’eliminare le loro lacune, sul migliorare i loro punti deboli, sia sulla loro struttura muscolare sia sul loro carattere».

Nel ciclismo ha forgiato invece, campioni del calibro di Gimondi, ci racconta ancora l’autore,il quale dopo una preparazione atletica che fruttò uno dei suoi più grandi trionfi disse del professore: «Grazie a lui non prendo più il raffreddore» e questo è l’emblema di come Calligaris abbia sempre lavorato  più  sull’uomo che sull’atleta, sull’aspetto mentale;infatti inizialmente il titolo del libro doveva essere: «Il campione si vede dalla testa in su», mentre «Il modellatore di uomini» deriva da una frase coniata da Gianni Brera, ed è il simbolo di come Calligaris abbia sempre lavorato prima sull’uomo, anziché sull’atleta.

Intervenendo, il professore poi se ne prende il merito, illustrando quelli che sono i capisaldi della sua attività di disciplinamento di un campione: «Io cercavo sempre di intervenire sulla persona, sulla personalità. La tecnica molte volte non era corretta, molte volte si poteva raffinarla, però l’importante era il contenuto»; prende come esempio poi il consiglio, l’accorgimento che diede a Moses, il quale fece il record del mondo nei 400 metri ostacoli.

Continua poi definendo lo sport patrimonio mondiale dell’umanità e dando dei consigli preziosi da veterano qual è: «Noi dobbiamo puntare allo sviluppo di una mentalità attenta alla pratica sportiva, oltretutto l’attività fisica può essere un risparmio per lo stato perché un individuo più si mantiene sano e meno va in ospedale. La fisica è funzionale alla struttura che abbiamo. Oggigiorno c’è un’interpretazione errata di quella che è l’attività fisica; vedo persone anziane paonazze dopo una corsa  e mi verrebbe di consigliare loro di rallentare perché gli farebbe meglio».

E quando, durante le domande finali del pubblico, un professore di Italiano suggerisce che bisognerebbe aumentare le ore di attività fisica nelle scuole, Alfredo conclude che: «Una determinata formazione di tipo specifico è utile per affrontare l’apprendimento delle varie materie. L’attività fisica, man mano che l’età cresce va proporzionata alle capacità di ognuno. Bisognerebbe che gli insegnanti di educazione fisica insegnassero ai ragazzi anche come procedere con l’attività fisica durante la loro crescita».