I topi di Virginia Raggi, sindaco di Roma

I TOPI DI TOR BELLA MONACA

Che deve fare quella povera donna dell’avvocato Virginia Raggi, neosindaca pentastellata di Roma? Se si precipita a Tor Bella Monaca – assai problematica periferia al di là del Grande Raccordo Anulare -, accorre per propagandare se stessa, se non ci va, si comporta come i suoi sciagurati predecessori, che – occhio non vede, cuore non duole – concepivano i confini della Capitale dall’Olimpico all’Eur, non di più. Ma stavolta gl’impertinenti ragazzini di Tor Bella Monaca hanno assunto loro l’iniziativa, postando un bel filmetto, divenuto rapidamente virale, con la conta di una venticinquina di topi disciplinatamente incolonnati dalla tana, in un cassonetto, verso la pubblica via. Che doveva fare – richiediamo a noi stessi – l’atterrita Raggi, piombata sul posto con l’assessore all’ambiente nuovo di pacca, Paola Muraro (scelta non romana al di sopra di ogni sospetto, essendo rodigina d’Adria)?

I topi a Roma non sono neanche una grande novità. Roditori in gran numero se ne sono sempre trovati a via Dei Fori Imperiali, in costante ritirata per l’aggressività dei celebri gatti del Colosseo. Ma pure a piazza dei Carracci, sotto casa di mio fratello, anch’essi provenienti dai soliti contenitori di rifiuti traboccanti. Perciò i contestatori della sindaca hanno trovato da ridire: i ragazzini del video mica hanno fatto la scoperta dell’America!

TOPI E SPORCIZIA

Superficialmente ragionando, per quale motivo i topi a Roma si diffondono più che altrove? Anche perché le centinaia di ristoranti sul territorio all’una di notte si sbarazzano dei rifiuti abbandonandoli per strada accanto ai cassonetti stracolmi. E la pessima abitudine, promossa a norma per la totale assenza di controlli, lascia concludere che, se la popolazione è allergica alle più elementari regole, buonanotte. Un po’ come il traffico caotico. Se gli automobilisti parcheggiano in seconda e terza fila, impossibile regolamentare la circolazione.

CHI COMANDA A ROMA

Però una lancia a favore dei cittadini bisogna pur spezzarla. Se alle 7 le auto stanno in fila perché la gente va a lavorare, come nell’hinterland milanese, vuol dire che i romani non sono tutti fannulloni. Una città che è grande come mezza Puglia di tutto necessiterebbe meno che di essere gestita dalle quattro seguenti famigerate categorie. 1) I dipendenti comunali (vigili e affini). 2) I dipendenti Ama (l’azienda delle pulizie). 3) I dipendenti Atac ((gli autobus). 4) I tassisti. A Chiara Appendino – la corrispondente di Virginia Raggi a Torino – sembrerà incredibile, eppure sono proprio  i rappresentanti (sindacali e non) di queste categorie che governano Roma. Il loro potere contrattuale resta enorme. Categorie normalmente basilari per il buon funzionamento, che nel nostro caso sono tutt’altro che efficienti, se è vero che la disorganizzazione – soprattutto nei settori della monnezza e dei trasporti capitolini, guarda caso (e gli aneddoti, in materia, si sprecano) – regna sovrana. Ma finora non c’è stata amministrazione in grado di tentare di urtarne la suscettibilità.

SINDACO E POTERI FORTI

Torniamo al punto di partenza. Il parallelo Appendino-Raggi, pur nelle differenze locali, non può essere casuale. Ci stiamo giocando il jolly dei 5 Stelle, con tutte le incertezze di una simile carta aleatoria. Ma per metterli alla prova, non basta votarli. Se le sindache intervengono davvero, scioperi a gogo’ in vista. Città bloccate. Non è che, in tal caso, si dovrà dare automaticamente la colpa al primo cittadino, buttandolo giù.

Allargando il concetto, ce la faranno i grillini (come loro non vogliono essere chiamati)? Roma, non per niente la Capitale, la prova del nove: un ambizioso progetto di cambiamento stracomplesso. Sull’esito, s’accettano scommesse.