Alla conquista del West: tornano le avventure di Laura Ingalls ne «La casa della prateria»

«È così che si costruisce una nazione. Costruire sopra la testa e sotto i piedi, ma costruire». È il pensiero-guida di Charles Ingalls, uomo determinato dall’incrollabile fiducia in se stesso, il cui spirito pioneristico rivive nelle pagine della serie per ragazzi “Little House on the Prairie”, “La piccola casa nella prateria” che trae spunto dalle memorie della figlia Laura Elizabeth Ingalls Wilder (Pepin, 7 febbraio 1867 – Mansfield, 10 febbraio 1957).
Per la prima volta in lingua italiana, vengono pubblicati da Gallucci i nove libri scritti dall’autrice statunitense tra il 1935 e il 1945. I primi tre volumi disponibili in libreria sono: “La casa nella prateria” (Gallucci 2015, pp. 185, 13,90 euro, titolo originale “Little House on the Prairie”, traduzione di Claudia Porta), “Sulle rive del Plum Creek” (Gallucci 2016, pp. 210, 13,90, titolo originale “On the Banks of Plum Creek”, traduzione di Claudia Porta), “Sulle sponde del Silver Lake” (Gallucci 2016, pp. 228, 13,90 euro, titolo originale “By the Shores of Silver Lake”, traduzione di Paola Mazzarelli) s’intitola l’ultimo libro.
Dalla saga è stata tratta la celebre serie televisiva statunitense targata Nbc “La casa nella prateria”, nove stagioni di successi andati in onda tra il 1974 e il 1983 in 203 episodi, produttore esecutivo, regista e sceneggiatore Michael Landon che interpreta il capo famiglia, sposato con la dolce e paziente Caroline (Karen Grassle).
“Pa” e “Ma” all’inizio della narrazione hanno tre figlie: lo “scricciolo” Laura (Melissa Gilbert), la posata sorella maggiore Mary (Melissa Sue Anderson) e la piccola Carrie. “La casa nella prateria”, amata da generazioni in tutto il mondo, giunse sugli schermi italiani nel 1977, da allora i telefilm sono stati replicati in tv parecchie volte, ancora adesso nel primo pomeriggio su Rai3 è possibile vedere per l’ennesima volta le vicissitudini del clan degli Ingalls che coltivano il sogno di costruire una nuova vita nel West. Le difficoltà e i pericoli incontrati nell’immensa prateria dove l’erba ondeggia al vento e in alto batuffoli di nuvole solcano il cielo sono tanti ma la famiglia li combatte con tenacia e ottimismo.
L’avventura ebbe inizio tanto tempo fa quando papà e mamma, Mary, Laura e la piccola Carrie lasciarono la loro casetta nei Grandi Boschi del Wisconsin. «Partirono abbandonando la casa vuota nella radura in mezzo agli alberi maestosi, e non la videro più». Andavano nel paese degli indiani, all’Ovest, dove la terra era piatta e non c’erano alberi, l’erba cresceva fitta e alta e gli animali selvatici si muovevano in cerca di cibo come un pascolo che si estendeva a perdita d’occhio. Laggiù non c’erano coloni, ma Indiani. “Pa” diceva che c’era troppa gente ormai nei Grandi Boschi e gli animali selvatici non sarebbero certo rimasti in una regione nella quale viveva così tanta gente e neanche Charles voleva rimanerci. Allora la famiglia Ingalls, seguita dal fedele bulldog Jack, aveva attraversato con il carro coperto i Grandi Boschi del Wisconsin, il Minnesota, lo Iowa, il Missouri e parte del Kansas e qui si era fermata, dove la terra si estendeva a perdita d’occhio, tutto era così «libero, grande, sontuoso», e vi erano i territori messi a disposizione dei coloni dal governo americano. “Pa” con la forza delle sue braccia aveva costruito una casetta di legno ma le insidie, la febbre malarica, il fuoco nella prateria e il grido di guerra degli Indiani, non erano mancate. Quando il governo aveva deciso di inviare i soldati per cacciar via tutti i coloni dal territorio indiano, Charles aveva rimesso in moto il carro coperto, direzione Minnesota. Sulle rive del Plum Creek, “Pa” aveva costruito una nuova casa dotata di ogni comodità, Mary e Laura avevano cominciato la scuola incontrando nel vicino villaggio l’antipatica Nellie Oleson, bisbetica figlia del proprietario del locale emporio. Neve copiosa, pioggia abbondante, l’arrivo nefasto delle cavallette piovute dal cielo che avrebbe minato il raccolto di grano di Charles, nulla avrebbe stroncato l’energia inesauribile e l’ottimismo di Ingalls, in questo aiutato dall’amore senza confini delle sue donne. Laura da lui chiamata “palpitacuore” era come il padre, coraggiosa, intuitiva, istintiva e curiosa del mondo che la circonda.
Significative le descrizioni delle serate nella casa, minuscola enclave nella prateria, “Pa” che suona il violino, “Ma” che batte il piede al ritmo della musica e le bambine che cantano. Sarebbe stata casa solo quando “Pa” avrebbe appeso la mensolina al chiodo mettendoci sopra la pastorella di porcellana, le cui scarpine, il cui bustino e i bei capelli biondi erano ancora lucidi e tersi come ai tempi in cui gli Ingalls stavano nei Grandi Boschi. Quando Charles aveva appreso che nel West, nel Sud Dakota, c’era la speranza di farsi assegnare un appezzamento di terreno in cui stabilirsi definitivamente, non si era lasciato scappare l’occasione, convinto che la Nuova Frontiera, rappresentata dalle sponde del Silver Lake, li stesse aspettando. Era tempo di rimettersi in marcia.
Laura Ingalls, seconda di cinque figli (Mary, che divenne cieca dopo aver contratto la scarlattina, Caroline, detta Carrie, Freddy scomparso a nove mesi e Grace) aveva solo quattro anni quando suo padre decise di lasciare il Wisconsin per cominciare una nuova vita nei territori messi a disposizione dei coloni dal governo americano. Fu solo il primo dei numerosi spostamenti che la famiglia dovette affrontare in quegli anni. Studentessa brillante, nonostante i lunghi soggiorni in zone isolate e prive di scuole, Laura riuscì a coronare il sogno di dedicarsi all’insegnamento, sogno che ebbe termine nel 1885 quando sposò Almanzo Wilder. All’epoca, infatti, non era permesso insegnare alle donne sposate. Articolista su alcuni giornali tra cui il “Missouri Ruralist” con il quale collaborò dal 1911 alla metà degli anni 20, l’autrice precisò che la ragione per la quale redasse i suoi libri fu quella di preservare le storie della sua infanzia per aiutare i ragazzi di oggi a comprendere quanto fosse cambiata l’America durante il corso della sua vita. “Si sentiva tutt’uno con la vasta immensità della terra, col cielo profondo, lontano e la luce chiara della luna”.

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