Vittoria, studentessa e catechista: «Stare vicino ai bambini della prima comunione non è facile, ma mi riempie di gioia»

Essere catechisti non è affatto semplice e questo compito diventa ancora più arduo se sei una ventunenne universitaria alla conquista della laurea. Vittoria, una catechista dell’unità pastorale di Verdellino-Zingonia, sta per accompagnare i suoi ragazzi nel lungo cammino della prima Comunione e ha deciso di raccontarci gioie e fatiche di un servizio che ha l’obiettivo di far crescere i più piccoli e i più giovani della comunità. Al suo quarto anno come catechista, la giovane rivela come sia difficile da un lato trovare persone volenterose che vogliano adempire un impegno del genere mentre dall’altro, invece, riconosce la generosità e l’entusiasmo di chi si mette in gioco.
«Ammetto che – spiega Vittoria -, nella nostra parrocchia si faccia fatica a trovare nuovi catechisti ma comprendo anche che non sia un compito facile. Io ho scelto di proseguire il cammino con la classe dell’anno precedente perché voglio rendermi utile per la comunità». Anche le fatiche e i difetti, però, saltano all’occhio e il primo problema che Vittoria riscontra è quello dell’attenzione dei ragazzi: «Mantener vivo l’interesse fino a fine incontro si rivela spesso difficoltoso e ciò che non aiuta è la mancata costanza di alcuni ragazzi. È sempre più difficile trovare un argomento consono a bambini che vengono continuamente stimolati». Nonostante trovare l’attività giusta sembra essere diventato un terno al lotto, Vittoria non si perde d’animo e spiega che è possibile migliorare tramite l’ascolto dei ragazzi e delle esigenze delle famiglie. «Forse una soluzione per migliorare questo servizio offerto alla comunità potrebbe essere il cambiamento del giorno oppure evitare la suddivisione in due fasce orarie distinte in prima e dopo messa, ma per attuare queste idee è necessaria la presenza di nuovi catechisti perché le nostre sole forze non bastano. Inoltre, bisogna continuare a seguire questi ragazzi, non stancandoci mai di stargli accanto e di proporre esperienze adatte alla loro crescita cristiana». Ora, però, una domanda sorge spontanea: cosa spinge un’universitaria, studentessa al terzo anno di infermieristica, a fare i salti mortali con il tirocinio pur di fare la catechista? «Mi sono assunta il compito di catechista perché mi riempie di gioia, -racconta Vittoria- adoro stare con i ragazzi e, come detto prima, voglio rendermi utile per la comunità. Il rapporto che si crea tra noi catechisti e i ragazzi è semplicemente un dono meraviglioso perché trasmettono un’energia, una serenità e una spensieratezza che in pochi momenti della nostra quotidianità possiamo trovare». Gioie, fatiche, emozioni, difficoltà e soddisfazioni sono all’ordine del giorno in un servizio fatto di generosità e tanta forza di volontà. A questo punto non rimane altro da dire, o meglio da scrivere, se non un grosso in bocca al lupo a chi quest’anno si metterà in cammino come catechista e a chi dovrà camminare insieme a loro verso grandi mete. Buon anno catechistico a tutti e buona fortuna!